Centochiodi

Regia di Ermanno Olmi
Con Raz Degan, Luna Bendandi, Amina Syed, Michele Zattara, Damiano Scaini, Franco Andreani
Genere Commedia, colore, 92 minuti.
Produzione Italia 2007

recensione di Cesare Brivio

Ho visto Cento chiodi. Certamente una grande poesia di immagini e la poesia non si giudica la si vive. E questo Cristo, se legge la parabola del figliol prodigo è anche quello che dice: “Il giorno del Giudizio sarà Dio a render conto di tutta la sofferenza del mondo”. Insomma un Cristo che non riconosce il Padre e lo accusa della Croce: assurda sofferenza. Non via della salvezza e della gioia, e fin da subito qui in Terra (Il centuplo quaggiù). Ma senza l’obbedienza al Padre sulla Croce, senza la capacità del Figlio di rivelare l’amore del Padre proprio nel sacrificio della Croce, Cristo è ancora il Cristo? Cento chiodi sì ma nel pavimento e sui libri: gli arte-fatti. La natura umana invece è senza peccato come la natura stupenda del grande fiume. La salvezza deve essere senza Croce dunque. E la realtà e l’uomo salvati non dalla perdita di sè nella relazione con il Padre ma dalla materna cura di te del divino. L’allieva indiana lo ha spiegato molto bene: è la donna la vera intermediaria del divino. Che si è disposti a riconoscere e ad aspettare solo se fa miracoli. Ma chi fa di questi miracoli non risorge ed è inutile aspettarlo: nessuna cena di Emmaus. La via alla felicità cercata e proposta dai figli dei fiori? Adesso, ultrasessant’enni, in balera sul PO e non più sull’isola di Wight. A danzare sulle note di una canzone del ricordo di un amore passato:il sogno di un’infanzia sprofondata nel grande grembo della natura e presa a cifra esemplare della vita.Un sogno che passa come un piroscafo nella bruma della sera sul fiume. Forse è per questo che lo scontrino del negozio di ferramenta, primo e unico indizio per le indagini, ha il numero 68. Ma questa nave, la nave di Amarcord, è un sogno struggente e irraggiungibile, che il fiume si porta via.

[18 aprile 2007]