Neverland – Un sogno per la vita

Regia: Marc Forster
con: Kate Winslet, Julie Christie, Radha Mitchell, Johnny Depp, Dustin Hoffman

Genere Biografico, Stati Uniti 2004.

Durata 96 minuti circa

recensione di Roberto Pelusio 

Tutti sanno chi è Peter Pan e la sua storia, ma non conoscevo invece la storia del suo creatore J.M. Barrie, che questo film vuole raccontare. Lui è scrittore di teatro, incontra una vedova con quattro figli maschi e attraverso la loro amicizia diventa educatore padre e trova l’ispirazione per l'opera artistica. Però è anche una storia drammatica e toccante (molto, un vero strappa lacrime).

Lì nell’Inghilterra di allora, ma forse vale anche oggi in ben altri luoghi e tempi, la donna è molto attenta alle relazioni sociali, alla dimensione domestica, a proteggere e conservare la vita, e a soddisfare i bisogni anche con invadenza e anche violenza (per inciso è stata una sorpresa quella di scoprire che fu una donna ad ispirare il famoso Capitan Uncino, il cattivo capitano del vascello pirata). L'uomo invece fa la figura di essere uno meno concreto e con la testa per aria, ma poi è il portatore del nuovo, è creativo e di sostegno per molti, strappa via dalle dipendenze materne, corregge gli errori, apre la strada ai giovani e mostra la via del coraggio per entrare nella vita.

Questa è una vicenda biografica che si svolge sul tema della morte e della vita. All’interno di questa compresenza drammatica si dibattono i conflitti tipici del passaggio tra il mondo dei bambini e quello degli adulti, ma anche quello tra marito e moglie, dei loro ruoli, dei compiti e dei doveri verso i giovani. Conflitti che il protagonista risolve anche dentro la sconfitta senza sopprimere o rimuovere una parte o l’altra, ma imparando a discernere e conoscere, assumendosi le proprie responsabilità, accettando in qualche modo il buono di entrambi. Quando si superano le contrapposizioni e i conflitti, le diversità si rivelano buone e necessarie.

E’ una storia che ricordo volentieri anche perchè mi ha mostrato perché non sia bello diventare grandi troppo in fretta. A volte la vita ti chiede di farlo e diventare subito grande può sembrare bello, ma poi ti rendi conto che invece qualcosa non va, non è come prevedevi e avresti voluto. Diventare adulti troppo presto può voler dire portarsi dietro una certa sfiducia diffidenza e paura proprio nei confronti degli adulti stessi, si impara a difendersi troppo presto dal dolore e dalla paura, ci si protegge prima ancora di intraprendere un iniziativa. E può anche voler dire che in noi rimane un fanciullo insoddisfatto pronto a immobilizzarti o a rimproverarti ogni qualvolta ti nasce un idea, o ti vien voglia di rischiare e di compiere un impresa o un avventura, oppure quando quello che fai delude.

[15 giugno 2009]