Eluana 3

Non penso certo di essere un giurista, provo a spiegarvi cosa non accetto, come cittadino, di questa triste vicenda.

Una persona, non essendoci una legge chiara sull'argomento, si rivolge alla magistratura per ottenere qualcosa, forse ha ragione, forse ha torto, in ogni caso la magistratura, colmando un vuoto legislativo, dopo 17 anni arriva ad una conclusione.

Il governo aveva tempo per fare una legge, Berlusconi è la 3a volta che governa. L'atto di proporre un decreto legge perché non sei d'accordo su di una sentenza, io, umile cittadino che non ha mai letto un libro di diritto, lo vivo come un'interferenza sull'operato della magistratura;
emanare un decreto legge dopo che il Presidente della Repubblica aveva detto che era nettamente contrario equivale a mettere in discussione l'autorità del Padre ( o se preferite patrigno) di tutti gli italiani.
La cosa che ho trovato ancora peggiore è l'invio degli ispettori nella clinica, non mi sorprenderebbe se, una volta che la vicenda non sia più sulle prime pagine dei giornali, la clinica venisse multata o perdesse qualche autorizzazione.
Antonio


Per G.G.
Avevo letto con attenzione quanto avevi scritto nella precedente mail e..... non avevo capito il tuo pensiero, ora tutto è chiaro.

La cosa che non accetto assolutamente è il comportamento del governo (vedi altra mail); per quanto riguarda la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione, se io mi trovassi nella stessa situazione di Eulana preferirei morire; è interessante quello che scrivi sulla identificazione della Vita con l'Io, vivere in un letto con qualche sensazione corporea (nessuno può dire esattamente cosa possa percepire una persona in una situazione come questa) lo trovo per me inaccettabile.
Fatta questa premessa, io non riuscirei a togliere il sondino a mia figlia.
Non ho mai sentito Peppino Englaro spiegare il motivo della sua richiesta, è possibile che voglia che sia rispettata la volontà di sua figlia, ma non abbia la forza (il coraggio, la spietatezza, usate il termine che ritenete più appropriato) di farlo, se avesse avuto questa "forza" l'avrebbe portata a casa e lasciata morire, come gli era stato consigliato.
Qualcuno ha scritto che satana gode quando abbiamo pietà per le persone spietate, forse è così, ma non riesco a provare un sentimento diverso per Peppino Englaro.

Antonio


Personalmente nel riscontrare la presenza di Satana, non pensavo al padre di Eluana. Ma ad un pensiero dominante e ad una visione antropologica che si arroga il diritto di dire se una vita vale o no, al punto di uccidere.
Vorrei però dire che da anni vedo che chi opera per il male (dall'aborto, al divorzio, alle droghe etc.) non si è mai fatto tanti scrupoli nel portare avanti la sua battaglia, infatti l'ha vinta. Non capisco allora perché dovrebbe farlo chi vuole il bene e rispetta la vita. Credo che i cristiani oggi dovrebbero andar giù pesanti, dire senza paura e tout court cosa pensano, senza tante storie. Primo Levi nell'84 l'ha detto: vedo che dei valori ci sono, ma è un umanesimo vago, troppo vago. Decisione e fermezza ci vuole.
Ad Antonio: il fatto però è che quello che pensiamo/decidiamo per noi non possiamo applicarlo agli altri.

Inoltre: chissà quanta gente c'è nel mondo che soffre terribilmente, molto peggio di chi sta in un letto così, basti pensare ai bambini che muoiono di fame. Quid ergo? Uccidiamoli tutti dato che il loro modo di vivere noi non lo riteniamo vita "soddisfacente", che del resto è quello che facevano i nazisti nei film di propaganda in cui ebreo=topo.
Antonello


Ho ritrovato questo vecchio testo, che qualcuno mise in lista anni fa.Mi sembra significativo dato il tema.
Fabio

Intervista al tg3 di questa sera, 1/ottobre/2003, al "Papà di Paolo", papà di un figlio che ha diciotto anni e che, appena nato, per un intervento di tumore al cervello non parla e non si muove:ecco in sintesi le sue risposte alla intervistatrice.

"Paolo vive da sempre in braccio a me e a tutti quelli a cui ho chiesto di aiutarmi a tenerlo in braccio. Paolo mi parla con gli occhi.
Non ho mai pensato di ricoverarlo. Era come interrompere una storia d'amore perché difficile. Il desiderio che morisse, solo come meteora, mi ha attraversato la mente. Quando l'ho visto piangere. Ma è una storia di amore questa. E dentro l' amore c'è anche la fede".


Su Berlusconi io penso, sulla base di quanto ho letto sulle scelte di chi si è trovato a decidere di questioni di vita o di morte altrui, che la differenza non è più solo nel vissuto soggettivo, ma solo se uno poi ha ucciso davvero o no. Un esempio? Ero ricoverato in ospedale in corsia con un operaio della Beretta che raccontava di quando ad El Alamein faceva contro-guerriglia agli Inglesi. Una notte gli capitò di intercettare e sorprendere una pattuglia di incursori inglesi che gli italiani e lui stesso ferirono a baionettate (tutto doveva avvenire in assoluto silenzio, all’arma bianca). IL suo inglese, era stato ferito ad un rene, era a terra e regola di ingaggio voleva che lui lo finisse al fine di proteggere il rientro della pattuglia da ogni eventuale allarme da parte del ferito. Stava per finirlo come riteneva giusto almeno fino a quel momento, quando lo guardò negli occhi e non lo uccise, anzi lo trascinò nelle retrovie. Mi fece vedere con orgoglio la fotografia di quell’inglese salvato con famiglia, fotografia che l’inglese gli spedì a fine guerra. Mi disse che era felice di non averlo ucciso, e che non l’aveva ucciso solo per uno sguardo negli occhi sostanzialmente casuale. Una scelta virtuosa immeritevole dunque. Eppure assolutamente virtuosa a prescindere da lui stesso. A maggior ragione questa immeritevole scelta virtuosa è comunque virtuosa quando è di un governante in nome del suo popolo: a me insomma basta anche solo la fortuna di Berlusconi, se solo di quella si fosse trattata, di non essere stato in condizione di tacere e acconsentire trascinando tutti gli italiani in una scelta terribile e dal valore simbolico assimilabile alle tragedie di cui la Storia fa citazione a vergogna o a merito di una collettività. Non è un caso che il leitmotiv di tutti i favorevoli alla morte di Eluana sia la richiesta del silenzio: è vergogna credo.
Sul dolore di papà Englaro, va benissimo parlarne anche se io personalmente non gli credo: il dubbio che esisteva ed era terribilmente oggettivo circa la vita di sua figlia, se c’era amore, non avrebbe potuto non bloccarlo assumendosi su di sé il tormento di aver eventualmente sbagliato. E non il contrario, assumersi il tormento e il dubbio di averla ammazzata contro la sua attuale volontà ancorché inespressa. Chi piange per il dubbio di aver ammazzato volontariamente un altro senza la sua espressa e inequivocabile volontà, mi fa davvero pensare male, ma molto male.
Cesare


Sulla scia del NON politically correct, io ridimensionerei anche la figura di Peppino Englaro.
Come ha confessato personalmente al fratello di Salvatore Crisafulli (ricorderete che è l'uomo risvegliatosi dopo due anni di Stato Vegetativo Permanente) il padre di Eluana non era per niente convinto che questa fosse la volontà di Eluana ma lo faceva per un significato politico in accordo con la campagna dei radicali.
Eluana è stata deliberatamente uccisa ed è evidente che hanno affrettato il processo per impedire che il disegno di legge vanificasse questo proposito.
Vi invito ad andare sul sito di Salvatore Crisafulli http://www.salvatorecrisafulli.it/ e guardare il video di due ragazze in SVP da più di 15 anni per capire che cosa è stato commesso e su cui ora viene VERGOGNOSAMENTE invocato il silenzio.

Francesco


Vi riporto quanto accaduto ad una amica.
La storia COMUNE e ORDINARIA di un VERO padre.
Francesco

Carissimi amici, vi racconto in breve ciò che mi è accaduto l'altro giorno. Stavo andando a lavorare in metropolitana, quando a Lambrate si siede accanto a me un uomo sui 45 anni un po' "sempliciotto" o qualcuno direbbe "ritardato"..con in mano il volantino di giudizio su Eluana (grandi i ragazzi che hanno volantinato!). Lo piega e lo mette via. Cosa dire? Attaccare discorso o restare nell' "educato" silenzio milanese? Parla lui. Mi racconta che ha perso la moglie per un tumore ovarico a 36 anni e che suo figlio (17 anni) è da 6 in coma vegetativo per una malformazione vascolare del cervello. "Ma cosa faccio? Certo che vorrei vederlo morire, smettere di vederlo in quello stato (ora è ricoverato per uno scompenso cardiaco), ma possiamo decidere noi? No c'è un Altro che decide!" E precisa: "Non sono uomo di chiesa, ho smesso tanto tempo fa di andare in chiesa, quando mia moglie è morta. Ma se noi ci siamo, se lui c'è è perché Dio lo vuole e va bene così. " Intanto gli continuano a cadere le cose e quasi a rompere l'imbarazzo di una commozione crescente gli dico: sarà suo figlio che la pensa! E lui: " Sa credo che lui sia ancora qui per un motivo..e credo di sapere quale:ieri sono entrato di nuovo in chiesa. Sì credo che sia qui per questo. " E mi ringrazia perché lo accompagno fino all'ingresso dell'Ospedale "Lei è un angelo" No, l'angelo per me è stato lui (un padre che ama così!!). Combattuta per tutto il viaggio in metrò perché non sapevo cosa dire (certo io che ero "nel giusto" dovevo dire qualcosa)..e poi arresa di fronte alla realtà di un Mistero che inaspettatamente mi è venuto incontro una mattina qualunque. Davvero è semplice lasciarsi travolgere da Cristo, realtà presente che si impone...basta tenere gli occhi e le orecchie aperti, anche davanti a uno "scomodo" vicino di viaggio e chiedere la Grazia che lo siano sempre di più.
Con me vi chiedo di pregare per Alessandro e suo figlio Massimiliano.

Cristina


Mi unisco fortemente alla impressione di Cesare su Englaro. Mi sembra un commediante, di terribile falsità. Con una regia perversa:
L'invito alla giornalista di domenica pomeriggio è stata una cosa rivoltante. Non ho altre possibili definizioni. Un manipolatore interessato a un a battaglia politica. Pare che non andrà al funerale della figlia, voluto da un fratello: ora che ha ottenuto il suo scopo sta smettendo la commedia. Che è sicuramente faticosa. Anche per questo vuole restare solo e chiede... silenzio. Il sipario si chiude.
Guido


Vi giro queste parole di Emanuele Severino di oggi sul Corriere. Indipendentemente dall'essere cattolici o meno , trovo vergognoso che un (sedicente) filosofo si esprima in questo modo. Non mi risulta che anche i grandi filosofi classici, latini ad esempio, pur non essendo cristiani abbiano mai espresso una simile opinione e con tale linguaggio. Mi chiedo perché intervistare questi "filosofi" non intervistino intellettuali intelligenti. Poi dopo non domandiamoci perché le nuove generazioni crescano e si comportino così. I filosofi greci dicevano: noi educhiamo affinché le generazioni future siano sempre migliori delle presenti. Qui invece si educa alla barbarie, anche linguistica.
Antonello
MILANO — «Mi fa schifo». Emanuele Severino è uno dei maggiori pensatori contemporanei. Ha il linguaggio dei filosofi: denso, arguto (a volte oscuro). «Mi fa schifo» è un'espressione che suona stonata. Eppure ora la usa: «Non ho dubbi, appena posso farò il testamento biologico in cui rifiuto tutto. Ma si tratta di vedere se la mia volontà riuscirà a iscriversi in una legislazione che la rispetti. Mi fa schifo pensarmi in una situazione in cui non posso nutrirmi da solo, in cui non posso pensare».


È un gigione narcisista che vaneggia.
Il guaio è che c'è una sacco di gente che scambia le sue esternazioni per qualcosa di sensato-
Non riesce nemmeno a seguire un filo logico della frase. L'ho sentito a Otto e mezzo con la Gruber che gli ha lasciato la chiusa finale. Si era avvitato nei suoi discorsi e non riusciva più a uscirne. Nessuno capiva cosa stava dicendo. Io un po' si, (ma solo per i miei trascorsi analitici) un malato, preghiamo per lui...
Guido


Nel bene c'è l'ombra...il compito è riconoscerla ma anche, e soprattutto porre dei limiti all'ombra...conversare con lei e poi comunque mettere i limiti e con l'Io scegliere propria strada e non quella che l'ombra vorrebbe. Altrimenti dall'ombra, che ama fare il padrone, si viene travolti.
Ed essere travolti non è molto selvatico.
DG


Ho assistito mia madre, in ospedale. Ho già raccontato credo qui la storia, ma in poche parole: Da tempo muoveva solo gli occhi e sorrideva. Con gli occhi, perché la dentiera le era caduta da un po' causa dimagrimento. Una sera si è alzata a sedere sul letto e ha abbracciato noi figli, manifestando una forze che nessuno pensava potesse avere, faceva fatica ad alzare una mano fino ad allora. La notte è morta.
Ripensandoci ora mi sarebbe mancato quell'abbraccio, se qualcuno avesse eseguito qualche "protocollo" su mia madre. Un abbraccio che mi ha detto molto, su di lei, e sul significato della sua sofferenza precedente. Un abbraccio con cui ci ha detto: sono pronta. non preoccupatevi, starò bene.
Guido


Severino a 8e1/2 era davvero incomprensibile. È una figura importante della cultura italiana ma occorre approfondire le implicazioni del suo pensiero. Che non conosco bene perché non sono un filosofo, ma nel quale mi sono imbattuto in questi giorni leggendo il libro di Pietro Barcellona, non certo un sepolcro imbiancato, dal titolo "Il furto dell'anima".
Severino vi appare come sostenitore del pensiero post-moderno, che per farla breve considera la tecnica come la metafisica dei tempi attuali e predica l'ineluttabilità della sottomissione ad essa.
Ma su quel libro, inauditamente scritto da un uomo di sinistra, tornerò a breve, perché credo sia davvero importante. A testimonianza che certi temi sono, devono essere e guai se non lo saranno, trasversali a credenti e non credenti.
Sulla vicenda Englaro dico che occorre distinguere con chiarezza, e non mischiarle assolutamente, quattro cose:
1) Il giudizio sul padre, perché non siamo noi immersi in quella situazione, perché non lo conosciamo, perché comunque non ci compete e perché è altra cosa dal merito della vicenda.
2) La diatriba sulle procedure giuridiche e parlamentari e sulla Costituzione. Insopportabile, maschera formale di questioni di sostanza, perché tanto sappiamo bene che sono tutte faccende interpretabili, e l'interpretazione, guarda caso, coincide come sempre con le proprie posizioni sul merito della questione.
3) Il merito vero della vicenda. È giusto privare Eluana Englaro di idratazione a alimentazione? Non, ripeto, in rapporto alla legge o alla Costituzione, ma in sé. Ovvero, è lecito decidere se e quando una vita sia degna di essere vissuta?
4) È lecito che lo stato legiferi prevedendo una serie di casi in cui sia lecito togliere la vita, con ciò indicando inevitabilmente che è anche legittimo moralmente farlo o comunque, nel migliore dei casi, esprimendo una posizione di indifferenza? Oppure la Comunità deve invece enunciare un principio che sia anche un limite, ossia che a nessuno è dato uccidere, e poi lasciare alla coscienza di ciascuno la propria responsabilità, giudicando poi con la necessaria clemenza e attenzione, non in modo formale e burocratico, le azioni che contrastino con tale principio?
In questa vicenda si sono rovesciati i termini, si è usato Peppino Englaro, come fu fatto per Giorgio Welby, in qualità di ariete per far passare concezioni nichiliste mascherate da pietismo, ci si appella alla forma trascurando , o mascherando, la sostanza della questione, per cui, rovesciando quello che dice Pannella, non il corpo di Eluana è diventato un totem, ma il formalismo della legge lo è, il totem intorno a cui si gioca una partita di grande importanza antropologica e culturale.
Come mirabilmente ha scritto Antonello, non le persone, neanche quelle con opinioni le più opposte alle nostre, possono essere definite il Satana o l'Anticristo, termini che in verità non mi piacciono e che uso solo per capirci, ma invece è tutto il clima culturale, la weltanschaung che si esprime nella cultura egemone, a poter essere definita come tale. È un veleno sottile che pervade il corpo sociale, al di là dei leader o degli intellettuali di questo o quel partito. Un veleno propinato in doti omeopatiche che agiscono nel lungo periodo al termine del quale le coordinate del mondo risultano rovesciate senza che ci se ne accorga nel durante. Qualche anno orsono due laici rigorosi, il filosofo Christian Godin e il biologo Jacques Testart, hanno scritto un bellissimo libro a due voci LA VITA IN VENDITA, su questi temi, che naturalmente la grande stampa e la cultura egemone hanno ignorato.
Vorrei poter discutere sempre con passione ma anche con pacata lucidità, ma la questione di Eluana, e soprattutto quello che ne è stato voluto fare, come per Welby, è di quelle che non consentono di non prendere una posizione chiara ed esplicita.
Armando


Dov’è che l’ho già sentita la storia che non bisogna dare giudizi, non bisogna fare moralismi – non c ‘è morale, solo moralismi – non bisogna scegliere tra il bene e il male ma fare vincere sempre la pietà e la compassione, perché non c’è bene senza ombra e non c’è male senza luce?
Cazzo, ecco dove l’ho sentita:
“Il Cristo, come moralista ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò con i benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi. Sarò il vero rappresentante di quel Dio che fa sorgere il suo sole e per buoni e per i cattivi e distribuisce la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace. Egli ha minacciato alla terra il terribile ultimo giudizio. Però l'ultimo giudizio sarò io e il mio giudizio non sarà solo un giudizio di giustizia ma anche un giudizio di clemenza. Ci sarà anche la giustizia ma non una giustizia compensatrice bensì una giustizia distributiva. Opererò una distinzione fra tutti e a ciascuno darò ciò che gli è necessario.”
da: Vladimir Sergeevic SOLOVIEV
Il racconto dell'anticristo (1900)


Per quanto mi riguarda mi pare di aver citato appunto Primo Levi che ha chiarito proprio questo: non esiste la contrapposizione maniche male bene, per questo il male può facilmente essere tra noi.
Però non vorrei che con la scusa del "male misto a bene" si decida per una linea neutrale. Allora anche nell'aborto chi lo fa potrebbe trovare mille giustificazioni, "che per lui/lei funzionano". Il rischio è quello del relativismo, e cioè appunto del nichilismo alla Severino. Invece è opportuno prendere una posizione decisa di fronte alla vita, per me è qui che si gioca il destino delle nostre società in crisi. Non sono ancora sicuro, ma penso che o si passa di lì (dalla carità, dalla tutela, dall'inviolabilità) o siamo destinati al peggio.
Anton