Eluana 4

Il padre di un mio amico è stato nelle condizioni di Eluana per 3 anni, era molto vecchio, dai 95 ai 98 anni, ed è stato così grazie alla moglie che, imperterrita, gli dava da mangiare col cucchiaino e lo accudiva come un neonato.

Fosse stato per lui, avrebbe preferito, il giorno che lo ha trovato a terra in cucina, che fosse morto subito. Poi, non riusciva nemmeno a entrare nella sua camera, e vederlo in quelle condizioni.
Forse lo stesso è accaduto a Eluana, con l'accanimento delle suore: donne anche loro, che non accettano il distacco. Solo un uomo, in questi casi, può staccare la spina, o sperare che si stacchi da sola. E chi meglio di un padre….
Almeno fino a 8 o 9 anni fa, per questa lista, il padre di Eluana sarebbe stato un esempio di virilità. Ora le cose si sono fatte un po' più confuse.Forse perché il Selvatico, nel frattempo, si è confuso lui stesso. Ma va bene così, qualcuno diceva che quello che accade, accade necessariamente, con l'avvallo di qualcun'altro che, dall'alto, nulla osta.
Massimo


Invece è un esempio tragico. Un padre che si è rimangiato la figlia perché non era come la voleva lui. Sulla strada dell'eugenetica non ci sono padri ma gerarchi.
Guido


Caro Massimo,
prima di tutto bentornato a scrivere, anche se in una circostanza dura e drammatica.
Non sono però d'accordo con quanto scrivi.
In altre mail ho cercato di argomentare il mio punto di vista sulla questione.

-Dal punto di vista generale la vicenda Englaro è stata usata come un grimaldello per instaurare in Italia una prassi e poi una legge eutanasica. Su questo non ho dubbi, e ribadisco che lo Stato, nessuno Stato e per nessun motivo, dovrebbe regolamentare la morte con leggi ,protocolli e prassi burocratiche mascherate da pietà. Questo è il dato principale, e non si può non capire la valenza simbolica della vicenda. Si dice che uno stato laico dovrebbe rispettare l'etica e i convincimenti di ogni cittadino, ma è un ragionamento falso. Mettiamo il caso che per qualcuno i negri o gli ebrei o gli omosessuali o i dementi o i neonati o chi vuoi tu, non rientrino nel concetto di persona (è già accaduto), per cui sopprimerli non sarebbe un delitto. Cosa dovrebbe fare lo stato per rispettare quelle concezioni e dichiararsi neutrale rispetto ad esse? Dovrebbe forse lasciar fare in nome del fatto che per qualcuno quelle non sarebbero persone? No, evidentemente e tutti (quasi) inorridirebbero. Allora i limiti,e dunque una presa di posizione dello Stato, devono per forza esistere e di questo occorre discutere.
Quali limiti dunque? Dice qualcuno: il limite è quando non si nuoce ad altri. Già, ma togliere acqua e cibo non è nuocere? Si risponde che togliere acqua e cibo a persone come Eluana non è nuocergli. A parte il fatto che è tutto da dimostrare, si torna allora ad uno stato che decide cosa nuoce e non nuoce, oppure che permette ad altri decidere cosa nuoccia o meno ad un'altra persona. Dunque non si è affatto in un campo neutrale, ma si opera una scelta precisa.
Dalla contraddizione non si esce. Per cui uno stato deve limitarsi a ri-conoscere i diritti naturali ad esso preesistenti, come l'intangibilità della vita. Altrimenti siamo in pieno neanche relativismo ma vero e proprio nichilismo nonché positivismo giuridico, per cui un diritto è tale solo se lo stato lo riconosce . Le implicazioni sono devastanti, e la religione non c'entra nulla, come è chiaro a chiunque non sia cieco. Anche questo è già accaduto.
Dunque la cosa che dovrebbe far scandalo è questa, non altre.
Poi, una volta riaffermato l'unica cosa possibile, NON UCCIDERE, i casi singoli, come per l'aborto, lo stato li dovrebbe trattare con la sensibilità che meritano lo strazio e il dolore.
- Quindi verso il padre di Eluana, nessun giudizio sulla sua coscienza perché non ci compete e rispetto per il suo dolore che nessuno ha diritto di mettere in dubbio, ma netto dissenso sulla sua battaglia pubblica, come per Welby. Queste sono questioni private, privatissime, da risolvere dentro se stessi e di cui prendersi, questa volta davvero si virilmente, le responsabilità secondo coscienza. Il padre di Eluana avrebbe potuto portarsela a casa e lì provvedere direttamente a staccare la spina, se la sua coscienza questo gli dettava. Ci sarebbe potuto essere dissenso, ma anche comprensione. Anche in eventuali processi. Se si è convinti di quello che si fa, si va anche contro la legge. Altra cosa è pretendere che la legge approvi e legittimi un sentimento privato. Questo non è affatto né virile né selvatico. Al contrario è una manifestazione della dominanza dell'archetipo grandematerno, quello per cui non esiste responsabilità individuale e lo stato mamma legittima tutto.
- I selvatici, mi sembra, hanno sempre avuto su questo una linea coerente e non sono mai andati in confusione. Vedasi questione aborto, bioetica, derive eugeniste etc.
Scusa la lunghezza.
Armando


È curioso qui il ruolo paradossale assegnato al "padre". Padre-padrone? Un padre che vuole la morte della figlia dovrebbe esser considerato un criminale, e sicuramente aborrito da tutto quello che è politically correct attualmente: e in questo mi rifaccio anche a quanto segnalato da Armando Ermini, circa un articolo su Repubblica, secondo cui un padre che parla in nome dei figli deve essere ascoltato.
Ritengo molto importante questa sorta di contraddizione paradossale: come mai stavolta non si è gridato allo sdegno per un padre che voleva interpretare la volontà della figlia? E la madre? Dov'è la madre di Eluana? Sta male, si dice.
Il padre è stato sempre più attivo che mai, plaudito da tutti per la battaglia "a favore" della figlia. Una vicenda strana, inquietante per come tutti i significati e i ruoli sembrano rivoltarsi. Il padre porta avanti la battaglia in nome della figlia. Volendola morta. Il padre sa meglio di tutti qual è il bene dei figli. Solo in una circostanza: quando ne vuole la morte. Trionfa la volontà di Eluana? Trionfa la morte.
Non è una persona viva. In realtà, è il suo Io, la sua capacità di relazione col mondo, che è scomparsa, non la sua capacità di auto-organizzare il proprio equilibrio con l'ambiente (farmaci e nutrizione? ne abbiamo bisogno. tutti).
Una vicenda piena di paradossi, su cui riflettere.
GG


Eh già, l'unico padre ammesso è quello favorevole alla morte, ma questo è il suicidio del padre, nient'altro che il suo suicidio."Normale" che sia così in una civiltà mortifera. Il padre che salva è un ostacolo a questa cultura che, come scrive uno di sinistra, Pietro Barcellona, è votata all'annichilimento dell'umano. Il padre che uccide, e ripeto che non do giudizi personali su Englaro, è in sintonia con essa. Tutto qua, e non è poco, purtroppo.
Armando


Un padre che non sa guardare la morte e la malattia in faccia non è innanzitutto un uomo: Eliminare la figlia ha significato unicamente la rimozione di un pensiero terribilmente molesto, che esiste la malattia gravemente debilitante e la morte. Peccato, per lui, che il tentativo, anche senza Eluana, non gli riuscirà. Preghiamo per lui.
Francesco


È un padre-padrone. Si è fatto nominare tutore unico per escludere la madre e riuscire a farla fuori. Dov'è la madre? "Ho fatto tutto da solo" , "Voglio solo stare solo". Merita solo compassione, anche se il primo impulso sarebbe di prenderlo a calci. E auguri per il futuro, che potrà vivere da solo, ma credo che non esista l'uomo senza la comunità. Ne possa esistere il padre.
Guido


È esattamente quel che penso io. La cosa strana è che hanno fatto trionfare il suo parere come se fosse un inno alla libertà alla vita, e invece è uno che si voleva solo sentire il padrone della figlia (fra l'altro escludendo la madre, che difatti in questa vicenda - almeno negli ultimi anni - non è mai comparsa: ho letto che è malata, ma non credo al punto di non poter mai essere intervistata: lo avrebbero detto, legandolo vieppiù allo strazio della figlia in quelle condizioni).
L'opinione che mi son fatto del Beppino (che pare sin dai primi mesi dopo l'incidente volesse convincere i medici a lasciar morire la figlia) è che si tratta di un ragazzino sinistro, che una volta che non ha più avuto il giocattolo come lo voleva lui, ci tenesse a non vederselo più davanti agli occhi.
Dio - ammesso che Dio stia lì e poi si occupi pure di quel che dico io - mi perdonerà se sbaglio, ma l'incapponimento di Beppino a voler far morire la figlia mi sembrava tanto vicino a quello dei bambini che
quando vedono un proprio giocattolo danneggiato anche in parte, non lo vogliono più perché non è più quello di prima, e se lo fanno togliere da davanti agli occhi.
Se poi volessimo ascoltare anche Baumann, che dice che ormai tutto nella nostra società è un prodotto da utilizzare solo se bello e funzionale, ma da sostituire (e dunque da buttare) se non va, credo che ci siamo. Forse: non voglio certo esser drastico con uno che ha comunque vissuto un'esperienza insopportabile
GG


Un bell'intervento di un mio amico sul suo blog
Massimo
http://bizblog.splinder.com/post/19826719/L'ipocrita+nulla+caramellato+d


Cari amici, non è facile ammettere di aver cambiato idea, ma sono molto profondamente distante dalle idee che avevo dieci giorni or sono.
Continuo a pensare che il governo non abbia avuto un comportamento corretto, ovvero avrebbe dovuto fare le stesse cose che ha fatto, ma qualche mese prima, ma ..... Eluana è stata uccisa, e in parte mi sento responsabile.
Purtroppo Massimiliano ha ragione, la "soppressione" di Eluana segue le stesse idee che portarono i nazisti ad eliminare gli handicappati.
Credo che Peppino Englaro sia stato utilizzato da un gruppo politico, è inimmaginabile che un padre lotti per la morte della figlia.
Antonio


Mi compiaccio con il collega: ammettere di aver cambiato opinione non è affatto facile come sembra. Grazie per avercelo detto. Mi fa sentire meno ...fragile. Per il resto, voglio far notare una cosa. Credo si sia confuso il diritto del padre "Beppino" ad avere una insopportabile angoscia - quella di vedere la figlia in quelle condizioni - con il suo diritto a risolverla obbligando la figlia a seguire la SUA volontà (perché l'unica volontà su cui non vi erano dubbi era la sua, quella di Beppino. Su quella di Eluana, pesavano molti dubbi e contraddizioni).
A quel che mi risulta, È L'UNICA VOLTA IN CUI SI PRETENDE CHE UN PADRE POSSA IMPORRE LA SUA VOLONTA' SULLA FIGLIA.
Per il resto, il concetto di "libertà" è indicato sempre per l'opposto, nel politically correct: abolire il padre, sottrarsi ai suoi voleri.
È dunque uno spettro del padre quello che si aggira nella nostra cultura, perché viene ascoltato ed evocato come giusto solo quando, appunto, vuole la morte. Ma quando noi chiedevamo e chiediamo di vedere almeno un giorno in più i nostri figli, che si dice di questi padri?
Che pretendono troppo.
GG


Caro Antonio,
della morte di Eluana siamo un po' tutti responsabili. Per ciò che questa società è, perché non abbiamo fatto abbastanza perché fosse diversa o perché abbiamo capito in ritardo dove ci porterà, ammesso che lo abbiamo capito davvero e fino in fondo.
Il dubbio, l'interrogarsi, è quanto di più umano ci sia, più delle certezze granitiche e inscalfibili. E lo è soprattutto quando è rivolto non alla paralisi del pensiero, ma al mutamento. Sai quante volte ho cambiato idee nella mia vita, in relazione a tante cose?
Armando


Qualche tempo fa rai educational alla 8.45 su rai3, presentò un documentario su AktionT4: negli anni ’30 nella Germania nazista una corriera coi vetri oscurati raggiungeva cittadine e villaggi tedeschi per raccogliere i deformi, i bruti, i deficienti, gli incurabili fisici e psichici, che il medico e l’autorità civile e di pubblica sicurezza locali, avevano schedato e quindi raccolto in un cortile dove la corriera li attendeva. Alla popolazione veniva detto che venivano trasportati in strutture che si sarebbero preoccupate della loro situazione. E ciononostante la popolazione manifestava una fortissima resistenza, intuendo che in realtà i loro cari, come si ostinavano a continuare a chiamarli, sarebbero stati in realtà uccisi. Questo infatti faceva parte del progetto, in codice, Aktion T4. Il regime decise allora di produrre filmati scientifici “autorevoli” e documentari. I documentari erano ispirati appunto al concetto di vita degna di essere vissuta e di bene collettivo. Furono proiettati in ogni cittadina prima che la corriera facesse il suo arrivo. Una parte significativa dei documentari era costituita dalla presentazione di una galleria di esseri umani che nelle immagini e nelle intenzioni della equipe medica, che intendeva rappresentare appunto il sentire dell’autorità secondo scienza e coscienza, erano solo e soltanto una galleria di esseri che il documentario e la narrazione descriveva in condizioni tali da essere insopportabili in primis a loro stessi. Senza dire con chiarezza che sarebbero stati “liberati da questa condizione” con la morte, tutto era finalizzato a convincere che la morte era un gesto di umana pietà, responsabile e secondo coscienza. Migliaia di persone giudicate indegne di vivere, furono così caricate sulla corriera per un viaggio alla fine del quale venivano eliminate con iniezioni mortali nel cuore e i loro corpi cremati. Si venne lentamente a sapere la verità. Uno fra i più autorevoli pastori della Chiesa cattolica tedesca, Clemens August von Galen, vescovo della Westfalia*, denunciò in chiesa ogni domenica per mesi questi omicidi. Che dovettero cessare. L’appoggio popolare che i credenti fornirono a difesa del loro vescovo, ebbe in quella circostanza il potere di impedire al regime di ucciderlo. Ma Hitler stesso, furibondo, dichiarò pubblicamente che prima o poi sarebbe giunto il momento in cui avrebbe fatto personalmente i conti con il vescovo. Hitler si suicidò, il vescovo sopravvisse al regime hitleriano, la corriera con i vetri abbrunati si fermò e fu dimenticata. Finché il suo fantasma non è riapparso sulle strade che da Lecco portano alla casa di riposo La Quiete di Udine, sulle strade dell’ Italia democratica e antifascista, questa volta come ambulanza con le insegne della Croce bianca. Accompagnata dalla medesima campagna di spiegazioni scientifiche e umanitarie, in nome della libertà di disporre della propria vita, della libertà di coscienza e dell’amore.
Cesare

*Clemens August von Galen, dal 1933 al 1946 vescovo di Münster, Westfalia, fu uno dei più strenui oppositori del regime nazista e la sua predica del 3 agosto fu giudicata dal Ministero della Propaganda «l’attacco frontale più forte sferrato contro il nazismo in tutti gli anni della sua esistenza».
(Da: Il Leone di Münster e Hitler: Clemens August Cardinale von Galen. La sua attività episcopale nel periodo della dittatura Nazionalsocialista in Germania, a cura di R. Lettmann e H. Mussinghoff, Herder 1996.)


Altri interventi su Eluana sul blog dei maschi selvatici:

I padri e la vicenda Englaro
Eluana, e l’anima di un popolo

Autodistruzione di una comunità statuale

[3 marzo 2009]