Uomini in aereo: lettera a Claudio Risé e risposta

chaplin

 

Addio ai papà d’alta quota
Lettera a “Psiche lui”, Io Donna N.14, 2001, e risposta
di Claudio Risé

 

Ho letto che una grande compagnia aerea, British Airways, eviterà d’ora un avanti che un uomo solo si sieda accanto ad un bambino non accompagnato. L’iniziativa, a quanto sembra, mira a scoraggiare la pedofilia. Ma in questo modo è come se la compagnia di bandiera inglese considerasse tutti i maschi potenziali pedofili. Che é ben contenta, peraltro, di avere tra i propri clienti, visto che pubblicizza i suoi voli tra i dipendenti aziendali ( uomini che volano, in genere, da soli), malgrado le loro “perverse inclinazioni”. Io sono “marketing manager” di un impresa abbastanza grande, obbligato quindi per ragioni di lavoro a viaggiare spesso in aereo, senza potermi portare dietro delle donne (mogli o segretarie) che mi tolgano di dosso l’orribile marchio del “maschio solo”. Come uomo e padre, sono profondamente sconcertato. Cosa penseranno del proprio sesso i giovani maschi? Criminalizzare l’intero genere maschile non é devastante per gli individui più fragili e insicuri?

Risé - Caro amico, credo che una misura di questo genere andrebbe decisamente contrastata, in quanto equivale ad una dichiarazione di inferiorità morale, ma anche psichica, emessa nei confronti di un gruppo umano che comprende un’intero genere, quello maschile. E dichiarare un gruppo umano inferiore, e pericoloso, prendendo quindi misure di limitazione dei suoi diritti, ha nella storia un nome ben preciso: razzismo; un reato giustamente colpito dagli ordinamenti giuridici più avanzati.Dal punto di vista psicologico, questa misura ha l’ effetto di tutte le iniziative di matrice “razzista”:rendere più insicuro il gruppo colpito, e moltiplicare tra gli individui che ne fanno parte angosce non sempre riconosciute a livello di coscienza, e quindi difficilmente “contenibili”. Sappiamo che sono appunto queste angosce non coscientizzate, assieme al calo di autostima derivante dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo considerato moralmente negativo, a rendere l’individuo più permeabile nei confronti di comportamenti devianti, distruttivi o autodistruttivi. Negli Stati Uniti, il sospetto e la condanna sociale nei confronti dei reduci del Vietnam trasformarono a suo tempo un esercito sconfitto in una classe di spostati. Il considerare come degli appestati, da tener lontani dagli innocenti, dei padri e mariti, come lei per esempio, che passano con pena e fatica parte della loro vita lontano da casa, in condizioni di grande solitudine affettiva e psicologica, e sul cui lavoro si regge tuttavia gran parte della società, è una delle operazioni più autodistruttive che una cultura possa fare. La misura in questione è poi dannosa, anche perché rende impossibile per i bambini che viaggiano da soli la compagnia di un maschio adulto, vale a dire della figura di cui sono oggi maggiormente privati, e di cui hanno più bisogno. I ragazzini, con cui m’è capitato di volare, erano molti lusingati che un “papà da aereo” rivolgesse loro la parola, pieni di domande, bisognosi, come ogni bambino, di figure maschili che trasmettano coraggio in quello che stanno facendo, e magari un po’ di gusto per l’avventura. Attivino piuttosto, le compagnie aeree, un’ancora più attenta assistenza di bordo, unico mezzo efficace per contrastare pedofilia, ed altri reati. Senza però criminalizzare indiscriminatamente i maschi adulti, e chiudere i bambini in un mondo sempre più “ al femminile “: davvero difficile, oggi, fare, tutte insieme, sciocchezze più grandi.