Eugenetica

a cura di Armando Ermini, per la Redazione del sito www.maschiselvatici.it

Il termine è tornato d’attualità in occasione del dibattito intorno alla legge sulla procreazione assistita, evocato da alcuni come un fantasma che si intravede dietro la “libertà” consentita dal progresso della ricerca e della tecnica, respinto invece dagli altri come falsa paura sollevata ad arte dai “clericali” contrari alla libertà ed alla responsabilità del singolo.
Un vecchio vocabolario d’italiano edito nel 1947 (di G. Cappuccini e B. Migliorini), definisce l’eugenetica “Il complesso dei mezzi adatti perché nascano figli sani e robusti”.
La definizione, scritta in tempi non sospetti da due dei più insigni linguisti dell’epoca, mi sembra chiara ed inequivocabile. Da una parte include tutti i sistemi (il complesso dei mezzi) adatti all’uopo, dall’altro non istituisce differenze rispetto all’agente ( lo Stato o il singolo), né rispetto al fatto che siano posti in atto in modo coercitivo o per “libera” scelta.
Oggi si tende invece a giocare con le parole, in sottili (e sofistici) distinguo linguistici, per cui si potrebbe parlare di eugenetica “solo” in caso di coercizione ma non di scelta soggettiva, fino al rovesciamento vero e proprio del significato originario della parola, come fa Amedeo Santosuosso sul Manifesto del 4 novembre 2004, per il quale, riducendo il concetto di eugenetica unicamente a sinonimo di coercizione statale a prescindere dallo scopo, sarebbe proprio la legge 40 ad essere eugenica. Un vero e proprio stravolgimento concettuale e terminologico, un inganno verso i lettori ai quali si vuole nascondere una verità scomoda.

Il termine eugenetica, nell’immaginario collettivo, ha assunto una valenza negativa in quanto viene associato al nazismo, ai suoi folli ma lucidi tentativi di costruire a tavolino una razza pura ed incontaminata, composta da individui sani fisicamente e “mentalmente” (nel senso di ossequiosi al potere), ed alla eliminazione dei “diversi” nei campi di sterminio. Non solo gli ebrei, ma anche gli handicappati, gli storpi, gli idioti, i malati, gli omosessuali. Senonchè l’eugenetica non è affatto un parto del nazismo. E’ nata invece, e grande è stata anche la mia sorpresa quando l’ho appreso, in ambienti progressisti a cavallo fra l’800 ed il ‘900. Il nazismo, come altri regimi di destra, non ha fatto altro che riprendere e perfezionare, esasperandoli, concetti e tecniche già in auge da tempo nel campo “opposto”.
La parola fu coniata alla fine del XIX secolo, dal medico e studioso di statistica Galton, cugino di Darwin, mentre le prime applicazioni sistematiche si ebbero in Usa, dove ventisette stati, dal 1907 al 1979, adottarono leggi eugeniche, ma molti altri paesi, fra cui Svezia, Danimarca, Inghilterra, Germania, Cina, Sud Africa, Norvegia, seguirono a ruota. Negli Stati Uniti, le campagne a favore della sterilizzazione furono finanziate dal gotha del capitalismo (A. Carnage, E. Harriman, J. Rockfeller, H. Ford, J. Kellog, C. Gamble), mentre altre illustri personalità espressero il loro favore. Da B. Russel e J.M. Keynes, alla protofemminista M. Sanger, fondatrice della American Birth Control league (1916) e direttrice della rivista The Birth Control Review (1952). Peter Singer, fino a pochi anni fa insegnante di bioetica all’Università di Princeton, finanziata ancor oggi dalla Rockfeller Foundation, giustificava l’eliminazione del feto fino a che non è uscito dal corpo materno (pratica solo da poco proibita), e sosteneva che “Uccidere un bambino disabile non è come uccidere una persona”.
Furono così sterilizzate in quel paese circa 100.000 persone, oltre 60.000 in Svezia e 16.000 in Giappone, in grande maggioranza donne.
Le citazioni che seguono sono riprese da alcuni articoli apparsi sul Foglio fra ottobre e dicembre 2004, e sono a loro volta tratte da due libri che raccontano la storia dell’eugenetica: “Per la Nazione e per la Razza” di Piero Colla (Carocci, 2000) e “Rigenerare la società. L’eugenetica in Italia dalle origini ottocentesche agli anni ‘30” di Chiara Mantovani(Rubettino).

Idolatria della scienza
“La medicina presto dominerà ogni forma di attività pubblica. Dall’assistenza gli infermi poveri..si è passati all’igiene pubblica e quindi al meraviglioso complesso delle assicurazioni sociali, e non tarderà molto che la collettività vorrà e saprà anche regolare la riproduzione degli uomini per evitare la degenerazione della razza” (Pangloss, “Politica e medicina”. Il Policlinico, 1919)

“Noi studiosi della natura, noi biologi specialmente, ci crediamo gli unici ai quali spetti e sia concesso ormai di indicare la via da percorrere all’umanità. E si contentino gli altri del compito, non meno interessante, di preparare e di compiere man mano le necessarie trasformazioni del meccanismo sociale che noi indicheremo. (Tullio Rossi Doria, “Medicina sociale e socialismo – Scritti per l’educazione politica e igienica dei lavoratori”, Roma, Mongini, 1904)

“Noi pensiamo che si debba accettare senza paure..i responsi della scienza; nemici del ‘credi e non domandare’, c’inchiniamo però riverenti ai risultati dello sperimentalismo. E se vuolsi chiamare schiavitù l’obbedienza a quelle leggi che sono emanazione diretta della scienza ed informate al principio del bene pubblico, che mirano a raggiungere il più alto ideale che noi possiamo concepire, quello di rendere felice l’umana famiglia, noi ci chiamiamo contenti di questa schiavitù”
(Gaetano Pieraccini, medico e primo sindaco socialista di Firenze dopo la liberazione dal nazifascismo, “La difesa della società, Torino, Bocca, 1895)


Eugenetica e religione
Non si può ritenere voluta da Dio la nascita di un malato quando la volontà degli uomini, supposti liberi, può impedirla (P. Enriques, “L’eredità dell’uomo”, Milano, Vallardi, 1924)

“[Bisogna] tristemente riconoscere che da qui in avanti non ci può essere nessuna tregua fra noi, che cerchiamo la salvezza a modo nostro, e i crociati di Roma. Poiché in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di più che un invito a regredire al medioevo rivolto a singoli cattolici; ci troviamo di fronte………a un invito alla crociata contro la libertà di pensiero e di azione nello Stato moderno” (dalla rivista inglese Eugenics Review- 1931- contro la condanna di Pio XI delle pratiche eugeniche).


I sani e gli altri
La sollecitudine nei confronti dei membri più deboli e indifesi della società si era sviluppata in forme sempre più complesse ed estese. A partire da questa sollecitudine , breve è il passo che ci conduce verso provvedimenti tendenti a prevenire la nascita di individui da cui ci si può attendere con certezza che sarebbero un peso per se stessi e per gli altri” (Per Halbin Hansson, primo ministro socialdemocratico svedese, 1934)
“[Legalizziamo l’eutanasia per evitare] la prospettiva penosa […] di intere generazioni di infermieri destinati a invecchiare accanto a queste vuote bucce umane” (K, Binding – A. Hoche, L’autorizzazione a distruggere la vita indegna di essere vissuta, laipzig, Meiner, 1920)

“Nel mondo umano è come un pullulare sempre più fitto di erbe cattive che crescono in mezzo alle piante utili e sane, togliendo loro alimento….è un contagio di male che potrebbe solo esaurirsi se si lasciasse alle forze della natura il compito di distruggere i propagatori o si affidasse davvero all’arte dell’uomo il compito ancor più alto e utile di impedire la loro comparsa nel mondo……..Il danno della pietà […] è questo, … che essa mette al primo posto questa spazzatura dell’umanità (adopero apposta parole crude ma adatte perché bisogna assolutamente togliere alla pietà umana il suo carattere di sentimentalismo morboso), ed anche dopo eseguita la cernita, mette ogni sua opera non ad eliminare dal consorzio umano, ma a conservare proprio in mezzo alla società che vive e lavora, entro tessuti sani, in mezzo alle correnti del suo sangue migliore, queste scorie pericolose” (Tullio Rossi Doria, L’assistenza sanitaria in Italia, Nuova Antologia, 1919).


Eugenetica di destra…
“Una missione nazionale di importanza cruciale ci impone di preservare la stirpe svedese da incroci con elementi razziali stranieri, di qualità inferiore, e di contrastare l’ingresso in Svezia di elementi stranieri indesiderati” (dal programma politico del 1933 del Partito Agrario di Destra, in Svezia, rivolto specificamente ad opporsi all’accoglienza dei rifugiati ebrei dal Terzo Reich).

“Noi creeremo, attraverso un’opera di selezione ostinata ed efficace, le nuove generazioni, e nelle nuove generazioni ognuno avrà un compito definito. A volte mi sorride l’idea delle generazioni di laboratorio, di creare cioè la classe dei guerrieri, che è sempre pronta a morire; la classe degli inventori che persegue il segreto del mistero; la classe dei giudici; la classe dei grandi capitani d’industria, dei grandi esploratori, dei grandi governatori. E’ attraverso questa selezione metodica che si creano le grandi categorie, le quali a loro volta creano gli imperi” (Benito Mussolini, Intransigenza assoluta, discorso del 22 giugno 1925).


Eugenetica di sinistra
“Il socialismo, sarà selezionista o non sarà; non è possibile realizzarlo che con uomini fatti diversamente da noi e uomini così può farli solo la selezione” (G. Vacher de Lapouge, del partito Socialista Operaio, “Le selections sociales”, 1896

“Finchè l’eugenetica è posta al servizio di obiettivi politici conservatori, essa contraddice i suoi stessi principi. L’eugenetica sarà propriamente costretta ad allearsi cogli orientamenti politici più coerenti nell’invocare una morale del dovere sociale” (Allan Vougt, Eugenetica e Socialismo, Frihets firlag, Eskilstuna, 1925).

“E’ bene che i medici, gli igienisti, gli scienziati, facciano per l’avvenire maggiore assegnamento sulle agitazioni delle classi lavoratrici e queste cerchino, dal canto loro, nel campo della medicina e della scienza in genere, la base ed il carattere delle loro agitazioni di classe” (T. Rossi Doria, “medicina sociale e socialismo”, Roma, Mongini, 1904)

“Per la motivazione razzista, non esiste nessuna attenuante. Questo argomento era determinante nella Germania nazista, ma ha avuto scarso peso nella nostra prassi svedese. ……………Non c’è niente di strano nel fatto che i delegati degli assessorati sociali abbiano pensato che la sterilizzazione forzata potesse essere la soluzione migliore. Essi ragionavano nel modo seguente: mettere figli al mondo non è un diritto assoluto. Oggi, donne in questa situazione vengono persuase ad abortire. Allora venivano costrette a sterilizzarsi” (così si esprime, nel 1997, il filosofo T. Tannsio, dopo le rivelazioni sulle pratiche eugeniche in Svezia).


Coercizione o convinzione?
“l’assenza di una specifica normativa coercitiva non dovrebbe rappresentare, a mio avviso, un ostacolo significativo all’applicazione della legge. Le persone che si trovano nell’entourage dell’individuo incapace di intendere, che dirigono la sua vita e che in generale sono in grado di conquistarne la fiducia, possono certamente agevolare in vari modi la messa in opera della legge. Attraverso colloqui, adattati al suo livello intellettuale, essi possono preparalo al semplice intervento operativo e dovrebbero poter avere ragione dell’opposizione che inizialmente può sussistere” (il giurista Ragnar Bergendal nella sua proposta del 1932 rivolta al governo socialdemocratico svedese, per superare la bocciatura della proposta di legge del 1931).

Quest’ultima citazione è importante perché dimostra che fin dagli anni ’30, coloro che si dichiaravano apertamente eugenisti non pensavano affatto ad attuare i loro propositi attraverso misure soltanto coercitive, ma consideravano il convincimento “culturale” e la decisione soggettiva come un mezzo altrettanto utile, smentendo “a priori” chi, oggi, considera le misure coattive come il solo discrimine per poter parlare di eugenetica.
Scrive d’altra parte il biologo J. Testart , il “padre” della prima bimba in provetta francese, nel libro scritto insieme al filosofo C. Godin (La Vita in vendita, Lindau, Torino, 2004):
“Ci incamminiamo verso una vera e propria possibilità di scelta del figlio a venire, grazie alla genetica diagnostica,……………Così le coppie, se non altro per un senso del dovere nei confronti del nascituro, non lo faranno più stupidamente a caso, come hanno sempre fatto,…….Questo sviluppo, che sgancia completamente la procreazione dalla sessualità, visto che ogni funzione ha la propria finalità, mi sembra inevitabile.
A coloro che non considerano queste pratiche come eugeniche perché frutto di scelte soggettive, Testart ribatte: “Che dipenda dallo Stato o che sia deciso nel corso di una conversazione privata fra medico e paziente, il risultato è lo stesso, il profilo sanitario del bambino scelto è sempre lo stesso, è quello della norma, nell’attesa di essere quello, non voglio dire del “superuomo”, ma per lo meno del bambino ideale, se non “perfetto”. ….oggi noi ci diamo i mezzi per realizzare questo tipo di scelta e la cosa non può che svilupparsi……., perché scatena i vecchi fantasmi di bellezza, purezza, norma, competitività ecc., perché va incontro all’interesse del mondo medico, all’interesse dell’industria… e perché un giorno andrà sicuramente incontro agli interessi della sanità pubblica, dal momento che un bambino handicappato costa molto di più”.
E se fino ad ieri a destra valeva l’imperativo della purezza razziale, mentre a sinistra l’eugenetica era concepita come mezzo per prevenire i problemi sociali, oggi, scrive C. Godin (op. cit) “è diventata “razionale” e “democratica”, ….un progetto ragionevole basato sulle ultime scoperte della scienza”, separandosi “dallo spirito elitario e dal razzismo totalitaristici per assumere le sembianze dell’utilità e del benessere per tutti”.
Sir Francis Crick, uno dei co-scopritori della struttura del DNA, ha scritto: “Nessun bambino appena nato dovrebbe essere riconosciuto uomo prima di aver passato un certo numero di test riguardanti la sua dote genetica. Se non supera questi test, perde il suo diritto alla vita”.
Né vale la distinzione fra un’eugenetica negativa, tesa all’eliminazione delle malformazioni e delle patologie più gravi, e quindi accettabile, e un’eugenetica positiva, operante a favore di un ideale o di una norma fissati in partenza, a priori, e quindi da respingere.
Oggi, scrive Testart, “la distinzione..non ha alcun senso……Se abbiamo quindici o venti embrioni disponibili, possiamo dire che pratichiamo l’eugenetica negativa eliminando alcuni di questi embrioni, ma è chiaro che simultaneamente viene praticata l’eugenetica positiva favorendo gli altri. ……si agisce su una popolazione di fratelli e sorelle che sono della stessa età e che dobbiamo far uscire dalla provetta come si fa uscire dal cappello di un prestigiatore il miglior coniglio possibile, perché ne basta uno”. …Chi rifiuta di vedere che nella selezione embrionale si perpetua una posizione eugenista, col pretesto che l’eugenetica riguardava le popolazioni, dovrebbe meditare su questa contraddizione…”

E dunque, da qualsiasi parte le si guardino, nelle tecniche di fecondazione artificiale sono insite pratiche eugeniche.
Il problema è che il richiamo di Testart alla riflessione, fondato su concetti scientifici e razionali a prescindere dalla fede religiosa, colla quale semmai si intersecano rafforzandosi a vicenda, difficilmente sarà ascoltato da chi, per abbaglio o per “precipitazione” logica di una originaria impostazione culturale che solo ora emerge nella sua nuda verità, ha preso un’altra strada.
Mi riferisco in particolare alla sinistra “progressista” e radicale. Non è questa la sede per esaminare a fondo il tema, ma non si possono tacere alcune contraddizioni che, mi sembra, implicano la messa in discussione di alcuni principi a cui si era finora sempre attenuta.
Quello stesso Stato che dovrebbe imporre limiti e divieti alla libertà economica dei cittadini in nome della solidarietà e del bene comune, viene demonizzato come invadente ed “etico”, quando in nome di valori fondanti la vita di una Comunità, traccia alcuni limiti alla libertà “individuale” di produrre artificialmente la vita, di manipolarla e di selezionarla. E’ evidente che in questa cornice il concetto di bene comune invocato sulle questioni sociali ed economiche si riduce a mera aggregazione d’interessi, destinata a sfaldarsi facilmente ma soprattutto improponibile come cemento sociale di lungo termine, perchè qualsiasi Comunità, per essere tale, non si fonda tanto sull’interesse materiale, quanto sulla condivisione di elementi simbolici e spirituali. s
In nome della modernità si diventa paladini dell’individualismo più estremo, noncuranti di un altro tradizionale cavallo di battaglia, quello della manipolazione del consenso operato dagli apparati mediatici, culturali e finanziari. All’improvviso viene dimenticato tutto quanto si è detto per anni sui sofisticati sistemi di cui si avvale il potere nelle democrazie occidentali per tenere legati a sè i “sudditi”, con fili invisibili perché formalmente non violenti o coercitivi. La libertà dell’individuo è vista ora come incondizionata e incondizionabile. Quasi che i corposi interessi delle multinazionali non esistessero più, relegati sullo sfondo di un dibattito diventato inesorabilmente astratto.

[7 aprile 2005]