Il maschio moderno è debole?
Tre domande allo psicanalista.
Intervista a Claudio Risé a cura di Gianluca Rosselli
(Pubblicata in Donna Moderna, n.46, 14 novembre 2001)
Il sesso forte non è più tale. Questa la conclusione del primo congresso mondiale sulla salute maschile appena concluso a Vienna. Da anni si parla della crisi del maschio dovuta alla perdita di ruoli e identità. Oggi si aggiunge l’aumento delle malattie fisiche, a partire dal tumore alla prostata e dalle cardiopatie. Ma davvero gli uomini sono più fragili? Lo abbiamo chiesto allo psicanalista Claudio Risé.
D.: Siamo di fronte a un declino fisico dell’uomo?
Risé: «Da sempre i maschi sono più esposti alle malattie. Perché si preoccupano meno della salute e vanno poco dal medico a farsi controllare. Le donne, invece, fanno più attenzione. La maternità rende più forte il loro legame con la vita».
D.: Qual è il disturbo più frequente negli uomini?
Risé: «Sono in aumento infertilità e impotenza (ne soffrono 15 uomini su cento). Ma non sono dovuti, come molti pensano, al confronto perdente con donne sempre più forti. Dipendono, invece, dal rapporto conflittuale con il padre durante l’infanzia, e allo stress dovuto al troppo lavoro. Anche l’inquinamento e l’alimentazione sregolata contano. Per quanto riguarda il tumore alla prostata, dopo i 40 anni gli uomini dovrebbero imparare a fare controlli periodici, come le donne fanno con il seno».
D.: Parliamo dell’aspetto psicologico: gli uomini sono in crisi?
Risé: «Il maschio depresso per avere smarrito la sua identità è una bufala. Anzi, ad avere più problemi sono le donne che, arrivate a ricoprire ruoli maschili, oggi sono meno disposte a sacrificare famiglia e amore sull’altare del successo. In definitiva: per stare meglio uomini e donne dovrebbero lavorare meno e stare più tempo insieme».
Claudio Risé