Aspetta primavera, Bandini
“Piangeva, ma per l’umiliazione subita da suo padre; suo padre, un uomo sempre così solido e forte, e gli era toccato vederlo impotente, ferito, piangente, suo padre che non piangeva né indietreggiava mai.
(Fante, John Aspetta primavera, Bandini Torino : Einaudi, 2005, p. 145)
E però dice e comanda la Legge, che a ciò provede, che la persona del padre sempre santa e onesta dee apparire a li suoi figli”
(Dante, Convivio)
a cura di Roberto Pelusio
Quando ho letto questo libro, quasi tutto d’un fiato per la scrittura avvincente e per la forza della parola, avevo l’impressione che ogni cosa fosse abbandonata a se stessa, che dominasse una sensazione d’isolamento, di solitudine profonda e di impotenza.
La collego alla debolezza d’identità che vivono i membri della famiglia Bandini, emigrata dall’Italia in un mondo tutto nuovo, l’America, e lontana anche dal proprio passato.
Sensazione e crisi d’identità che probabilmente oggi ha raggiunto noi nel nostro stesso paese, senza che ci spostassimo di un solo metro dalla nostra casa. E’ una povertà, questa, ancor più terribile di quella materiale in cui versa la famiglia, ma che nonostante tutto appartiene anche ai ricchi signori del nuovo mondo (in questo caso dovrei dire alla ricca signora).
Siccome questa è la storia di una famiglia, e l’autore del libro è bravissimo, in queste pagine esplode tutto il calore della vita, le tensioni e le emozioni che compongono la trama e il tessuto della vita stessa e che sono l’humus e la storia di ogni famiglia.
La vicenda contenuta, al di là della lettura artistico poetica, segna, ancora una volta, l’allontanamento di un padre dal nucleo familiare, e la conseguente metamorfosi che assume la figura femminile nel dominio del territorio domestico, affettivo, educativo e perfino economico (volendo accostare alle altre figure femminili anche quella della donna possidente).
E’ un mondo spaccato quello rappresentato, di separazione tra il maschile e il femminile, e perciò profondamente ferito. Visto dall’ottica maschile però, quella del padre e quella del figlio maggiore.
In corrispondenza della sua estromissione il padre viene messo alla prova e conosce il suo valore e la sua forza nella fedeltà e nella rettitudine morale. Ma a causa dell’isolamento perde anche il contatto coi figli.
Nel figlio maggiore a questo allontanamento corrisponde invece l’esplosione dell’ammirazione e dell’amore per il padre, che vede inspiegabilmente e improvvisamente precipitare nella violenza e nella degradazione e diventare quasi irraggiungibile.
Nei personaggi l’autore svela il potente gioco di luci e di ombre, tra meraviglie e terrori, amore e violenza: rivela l'ombra del padre e quella della madre, l'ombra dei figli e della suocera, della suora e della donna proprietaria; ma ci sono anche le luci, spesso tenui e delicate, altre volte abbaglianti.
Questo libro riesce a “parlare” ad un lato oscuro, magari addirittura dimenticato o sepolto, ma ben radicato nell’immaginario nostrano e nel vissuto personale, e perciò libera emozioni nascoste e potenti.
Viene proprio da proseguire con la lettura degli altri romanzi dell’autore, certi che molte altre cose ha da dirci, perché molto amore deve aver provato e molto sa far parlare l’esperienza.
[05 novembre 2007]