Dead Man: Lo Sciamano della Morte

scritto e diretto da Jim Jarmusch
Usa/Germania, 1995

a cura di Marcello Menna

Un viaggio allucinante di un uomo, un timido contabile, che si ritrova , misteriosamente, ad uscire dall’Occidente (la città di Machine, “macchina”), appropriandosi di sistemi simbolici Altri (gli Indiani d’America, il contatto riscoperto con l’Es, la relazione istintiva con il sacro naturale, il “Grande Spirito”). In un tale itinerario dell’anima, William Blake (Johnny Depp) è stato scelto per confrontarsi e rapportarsi verso la morte, la finitudine, l’esperienza del limite creaturale, il dolore della Ferita inferta all’innocente. Il suo è un cammino di espiazione delle colpe dello “stupido uomo bianco”, pallottola piantata dolorosamente nel petto. Grazie all’offerta di sé e al ricongiungimento con il cosmo, l’ordine del Creato, il sacrificio di uno riporta all’armonia tutte le cose, uomini, mondo e animali. Il protagonista è un viaggiatore che scopre, in sé e fuori di sé, l’unica direzione del suo errare, la morte. Contempla con stupore ciò che lo circonda, entrando per la prima volta nel mondo degli adulti. Un rito iniziatico di passaggio dal materiale allo spirituale, dal familiare al misterioso, dall’immanente al trascendente, dal piano orizzontale alla verticalità maschile – fallica, dal profano al sacro.

Jarmusch ci mostra un’America ottocentesca in cui il capitalismo e la sua tecnologia hanno già profondamente modificato il West e aggredito la wilderness, la selvatichezza, la parte più ricca e lontana del Paese. Si manifesta il trionfo ottuso di una concezione dell’esistenza tutta basata sul presente e sul soddisfacimento dei soli bisogni primari. E la meta, l’Ovest oltre la Frontiera, dà inizio a una deriva-approdo che conduce alla morte. Dead Man è una storia di formazione, una narrazione che migra dalla civiltà dei bianchi, incentrata sullo sfruttamento selvaggio delle risorse ambientali e umane, sull’avere e il possesso, a quella degli indiani, legata a una dimensione più naturale, sacrale e spirituale, all’intima ricerca dell’essere. Il compito di Nessuno, compagno nativo che riveste l’immagine mitica di Traghettatore, è la preparazione interiore dell’ “l’Errante bianco” Blake alla relazione con il divino, il mistico, con cui affrontare la morte e ritrovare il proprio posto dentro l’ordine delle cose e oltre le apparenze: “Devo fare in modo che tu passi attraverso lo specchio, nel punto in cui il mare incontra il cielo”.

C’è veramente un modo in cui la trascendenza può essere sperimentata nella sua presenza all’esistenza umana; ed è la cifra, il simbolo. L’errante Blake incontra una persona, un indiano, e il suo sapere mitico e simbolico.
Ma soprattutto l’Erranza tendente allo Spirito, alla riconoscenza del mistero, si svela nelle situazioni-limite, immutabili, definitive, incomprensibili, nelle quali l’uomo si trova come di fronte a un muro, contro cui ogni ribellione è insensata. Di fronte a tali avvenimenti non si può che aprire gli occhi: vi si manifesta la necessità stessa dell’essere.
Trovarsi in una situazione-limite significa non poter non: non poter non subire, non poter non morire, non poter non peccare. Rivela al nostro io il limite irriducibile a cui siamo destinati (“Nascono alcuni ad infinita morte”, - William Blake), l’impossibilità inevitabile che ci conferisce l’essenza. L’essere sempre in una situazione determinata, il non poter vivere senza lotta e dolore, il dover prendere su di sé la colpa, l’essere destinato alla morte, sono situazioni-limite nelle quali indubbiamente la trascendenza è presente sotto la forma dell’alterità e dell’impossibilità. Il segno più certo è lo scacco, il naufragio totale di tutte le possibilità: l’uomo non può che trovare rassegnazione e silenzio, che costituiscono una pace fondante sulla certezza dell’essere che si è rivelato nella sua necessità all’esistenza. E’ il valore altissimo della fede come via di accesso al divino.



“Il limite svolge così la sua autentica funzione,
e cioè quella di essere nell’immanenza un rinvio alla trascendenza”. Jaspers