Il dottor T e le donne

Regia di Robert Altman
Con Richard Gere, Helen Hunt, Farah Fawcett e Liv Tyler-Usa 2000

Presentato al Festival di Venezia 

Il dottor Travis, T. per gli amici, è un ginecologo affermato di Dallas. Il suo è un mondo esclusivamente al femminile, che lo ha portato al successo e che lui adora. Padre di due ragazze, nume tutelare di ogni sorta di istanza femminile, persino del comitato per attribuire nome di donna alle superstrade di Dallas, è nel profondo convinto che l’altro sesso per natura non abbia ombre, anzi sia degno di incondizionata adorazione. “Voi avete un problema” dice ai suoi amici che lo invitano, citando un antico proverbio, a guardarsi dalle donne che si presentano per la prima volta bagnate di pioggia.
Infatti, prosegue, “E’ colpa degli uomini, se le donne portano sfortuna” perché “le donne sono per natura sante, e dovrebbero sempre essere trattate come tali”. Gli uomini invece gli appaiono bambinoni un po’ buzzurri e sciocchi come quelli che in tuta mimetica, armati di tutto punto e in comunità maschile di caccia, sparano per errore ai richiami posti in acqua da loro stessi: le oche di legno. Forte di queste certezze il dott. T ci fa attraversare, in un viaggio divertente e brillante, il suo mondo di donne che lo adora e lo assedia. Beato tra le donne si potrebbe concludere. Ma non è così. Trasformate in “sante per natura” dal dott. T., oggetto di ogni amore, di ogni attenzione e di ogni concessione, le sue donne ad una ad una si ammalano. Si ammala la moglie che regredisce allo stadio infantile per troppo amore. Si ammalano le sue pazienti che lo travolgono in una progressione inarrestabile di richieste di attenzione sotto le mentite spoglie di malanni immaginari. Quindi è la volta delle figlie e delle loro amiche, propense ad ogni sregolatezza. Persino la cognata è dedita all’alcool. Un amore incondizionato per le donne che ha questi esiti finisce per far vacillare anche le certezze del dott. T. Sconvolto, si ammala anche lui. Cerca la salvezza nell’ultima dea: una giovane ex campionessa di golf. Finalmente decide di lasciarle tutte al loro destino. Ma anche alla giovane amante con cui vuole ricostruire la vita e fuggire, ripropone il suo amore totale, full-risk, la sua venerazione. Lei rifiuta: ha impegni ben più importanti, fra cui un altro uomo. E la nuova dea aggiunge: “Chi ti ha detto che è questo che cerco?”. Ultima e definitiva delusione la figlia che durante la cerimonia per il proprio matrimonio scappa con la damigella d’onore di cui è l’amante segreta. Senza più dee, senza più senso, meta, destino, il dott. T. fugge in macchina fuori della città incontro ad un temporale. Ma non di temporale si tratta bensì di un tornado che lo travolge.
Da un lato vittima, dall’altro salvato da esso perché proprio a causa del terribile e rischiosissimo vortice che lo rapisce altrove, suo malgrado arriva alla salvezza. E cioè a scoprire che c’è un amore imprescindibile da ricordare, da riscoprire, onorare e affermare: lui stesso, il suo genere, il maschile, rappresentato da un vigoroso maschietto che il dott. T, scaraventato in un paesino misterioso, primitivo, desertico e povero, aiuta a nascere, in una autentica, potente, poetica e spirituale scena di parto. “Spingi, spingi” grida alla ragazza, aiutandola a dare alla vita il bimbo. Ne saluta l’arrivo con un’esplosione di gioia, di speranza e di fiducia. “E’ un maschio!” urla in un grido liberatorio, innalzandolo al cielo con le sue braccia. Finalmente ama se stesso, e anche le donne. Per amarle non c’è bisogno di disprezzare se stessi e il proprio genere, né mentirsi, e mentire loro, trasformandole in quello che non sono: sante e dee a cui asservirsi in un rapporto degradante. Ben arrivato dottor T.!

Cesare