L'uomo del treno
Regia di P. Leconte.
Interpreti: R. Rochefort e J. Holliday.
E' la storia dell'incontro di due uomini che si consuma durante pochi giorni in un anonimo paese della provincia francese, un "non luogo" per eccellenza. Un anziano professore ed un rapinatore non più giovanissimo si conoscono casualmente e i due destini si intrecciano e poi si compiono nella stessa mattinata. Il professore, da sempre autoconfinatosi nella casa mausoleo dove ha abitato con la madre, vede nel rapinatore tutto quello che non è riuscito ad essere: un uomo d'azione, volitivo, dotato di coraggio fisico, sicuro di sè verso il mondo e verso le donne. Viceversa il rapinatore si sente attratto dal mondo del professore fatto di amore per la poesia e per la letteratura, una vita esternamente quieta ma spiritualmente ricca.
Una ricerca delle parti di sè non vissute, carica di dolore e di nostalgia ed insieme conscia dell' ineluttabilità del proprio destino. Per il rapinatore la breve permanenza in casa del professore è l'occasione per incontrare "l'anima", che rifugge dai frastuoni del mondo e necessita di calma e di introspezione. Per il professore, al contrario, la presenza del rapinatore, con le sue pistole e il suo abbigliamento da duro, rappresenta l'incontro coi caratteri "dell'eroe" che esprime la forza e l'aggressività maschile, e la libertà del nomade senza radici.
Senza l'incontro di questi due aspetti, suggerisce il film, l'uomo sentirà la sua vita come incompiuta. Lo spirito non vitalizzato dagli umori del mondo e dagli istinti della terra, rimarrà troppo etereo, inconsistente. Ed il mondo della materia, della quotidiana lotta per l'esistenza, sarà privo di senso se non vivificato dallo spirito. Banali oggetti di uso quotidiano per l'uno (la giacca di pelle sfrangiata, le pantofole), diventano per l'altro il simbolo di un mondo diverso che si vorrebbe afferrare. Bellissimo il finale (che non racconto perchè è importante che ciascuno possa pensarlo guardando il film), con la scena dello scambio simbolico fra i due uomini. Il professore consegna al rapinatore le chiavi della sua casa e, vestito coi suoi usuali abiti da borghese di provincia a sottolineare la sua identità, si avvia alla stazione del paesino per inziare il suo viaggio nel mondo.
A. Ermini