Salvatore, questa è la vita

Opera prima di Gian Paolo Cugno

con Alessandro Mallia, Enrico Lo Verso, Lucia Sarda, Galatea Rausi, G.C. Giannini, Gabriele Lavia, Ernesto Mahieux, Maurizio Nicolosi.
Italia 2006
Presentato alla Festa del Cinema di Roma, ottobre 2006, nella sezione Alice nella città

a cura di A. Ermini 

Salvatore è un dodicenne siciliano orfano di entrambi i genitori, costretto dalle circostanze a improvvisarsi capofamiglia, a provvedere ed accudire la sorellina e la nonna. Lo fa con straordinaria dedizione e fierezza, lavorando nella serra che era di suo padre e facendo il pescatore. La scuola non lo interessa e non la frequenta; perché non ha tempo e perché la sua scuola è la vita. Il maestro Brioni (Enrico Lo Verso), capisce che è la scuola a dover andare verso il ragazzo e non viceversa. Gli fa lezione “ad personam” nel pomeriggio, mentre Salvatore lavora, stringendo con lui un legame padre/figlio nel quale però è spesso l’adulto che impara, non solo i lavori manuali nei quali il ragazzo è bravissimo, ma soprattutto che la vita, quella vera con le sue durezze, è lontanissima dall’astrattezza burocratica dell’Istituzione. Fino a che i Servizi Sociali, nella persona di una Assitente, si intromettono con la volontà di internare i due bambini in appositi Istituti per l’assistenza all’infanzia…..
E’ un film di forti contrasti. Fra il concetto di maestro come educatore e quello di semplice insegnante, fra la vita reale e l’invadenza delle Istituzioni, ma anche fra due diverse violenze. Quella rozza di un commerciante di ortaggi che fa pestare Brioni quando lo accusa di essere uno sfruttatore, e quella fredda e burocratica dello Stato. Per assurdo, dalla prima se ne può ricevere anche un insegnamento, come accade al maestro quando ne comprende il contesto. Non così dalla seconda, perché “ideologica” nei suoi fondamenti.
Una parola, infine, su un aspetto che sono certo non sarà evidenziato dalla critica ufficiale. E’ un film sul dono maschile di sé. Quello del padre di Salvatore che muore per salvare il figlio, quello del maestro che va ben oltre i suoi doveri istituzionali, e quello del protagonista. Bambino con le fragilità , le lacrime ed il bisogno di padre della sua età, ma determinatissimo a fare ciò che la vita gli impone e che sente essere suo dovere di giovane uomo: spendersi duramente per gli altri senza recriminazioni. La “ricompensa” al suo sacrificio la troverà anche nella silenziosa e non richiesta ammirazione di una coetanea, che furtivamente gli fa trovare un panino per il pranzo, preparato con le sue mani.
Qualcuno obbietterà che il film si muove sullo stretto crinale del sentimentalismo e che il finale è edulcorato in stile fiaba dove tutti “vivono felici e contenti”. Forse, se visto con lo scetticismo ed il disincanto che contraddistingue la razionalità del mondo moderno, avrà anche ragione. Il fatto è, però, che proprio per superare quel disincanto abbiamo più che mai bisogno di “eroi” normali e di esempi positivi. “Salvatore, questa è la vita”, ha il merito di proporceli.