Come ci vede una donna armena

Autorizzati dal dott. Gaetano Giordano, del Centro Studi Separazioni e Affido Minori di Roma che ringraziamo, pubblichiamo questa lettera /riflessione di una donna armena, che potrete leggere anche in: www.centrostudi-ancoragenitori.it

L’autrice non è una clandestina disperata priva di mezzi culturali, una di quelle donne cioè che avrebbero accettato per ignoranza “l’oppressione patriarcale”. Al contrario, è un’operatrice inteculturale che proviene da un altro paese e che, vedendoci dall’esterno, riesce a notare cose, e stupirsene, che per noi sono diventate così “normali” da essere accettate ormai come un dato di fatto.
I Maschi Selvatici


di Ivetta Miasarova-Grigoryan

Queste riflessioni derivano dall’osservazione di una realta’ - per me straniera e strana – che è la realtà di questa terra bellissima, l’Italia: una terra che – come la vedevamo noi sovietici – è una terra di donne bellissime, e uomini galanti e passionali.
Sono una donna armena (l’Armenia è un’ex Repubblica dell’Urss), e in Italia – dove risiedo da quasi cinque anni - sono madre di un bambino. Sto per diventare mediatrice interculturale: come tale, la prima cosa che ho imparato è che devo esser priva di pregiudizi e generalizzazioni verso le culture “altre”, e verso le caratteristiche “etniche” e “antropologiche” dei gruppi e delle persone che osservo o con cui interagisco.
Voglio dire subito che quel che scrivero’ non e’ assolutamente da applicarsi – come una generalizzazione superficiale – a tutte le donne italiane: e certamente la mia intenzione non è affermare che tutte le donne italiane sono come quelle che descrivo qui.
Ho conosciuto tante e tante italiane piene di grandi qualita’ ma non e’ di questo che penso di scrivere…
In questo articolo voglio oggi scrivere di quello che mi sconvolge in certe donne italiane, nel loro comportamento, e di quanto e’ diverso da quello delle donne del mio paese, l’Armenia.
L’Armenia è un paese millenario, dalla cultura patriarcale, ed è stato il primo paese al mondo a proclamarsi cristiano. Ed è stato il primo popolo a subire un genocidio etnico, a tutt’oggi negato, proprio perché profondamente cristiano.
Dunque.. L’Armenia, è un paese profondamente patriarcale, nel quale l’uomo e’ ancora considerato capo famiglia ed e’ rispettato e obbedito dalla moglie e dai figli.
Devo dire, con molta sincerità, che per me era ed e’ tuttora, molto spiacevole vedere e sentire quel che succede in molte famiglie italiane.
Il primo pensiero mio e’ – “povero maschio”… Povero maschio italiano…
Ma perche’ permette che la donna lo tratti cosi’?
A volte per strada mi capita di essere testimone di certe scenate, nelle quali la donna tratta uomo, o figli, con una cattiveria tale che addirittura voglio intromettermi e cercare di calmarla.. Ma nel paese mio nessuna donna si sarebbe permessa di trattare cosi’ l’uomo non solo per strada, ma anche a casa dove non la vede nessuno.
Lo tratta con rispetto, cerca di fare di tutto per non perderlo, per quanto insopportabile sia il marito cerca comunque di essere paziente e sacrificarsi, non divorziarsi da lui perche’ noi crediamo che essere divorziata e’ uno svantaggio se non una vergogna addirittura.
Lo fa anche per i figli, perche’ il padre e’ fondamentale nella nostra cultura.
Per quanto sia brava la mamma, comunque non potra’ mai sostituire il ruolo del padre nella formazione della personalita’ del bambino, nel trasmettergli molti valori. Per noi e’ proprio la donna che deve trasmettere al bambino il rispetto e l’amore verso il padre. Qui invece, sembra che al contraio, fanno di tutto per compromettere l’autorita’ del padre. Io ancora non riesco a capire perche’ le donne italiane si comportano cosi’.
Ma, soprattutto, mi stupisce il comportamento delle donne, aiutate dal sistema giuridico italiano, che una volta finito il matrimonio, fanno di tutto per rovinare il padre dei propri figli. Le chiamerei “Le vedove nere”, perche’ sono come quelle femmine di ragno Latrodectus Mactans, detto La Vedova Nera, che dopo l’accoppiamento uccidono e divorano il maschio.
Sento e leggo le storie allucinanti delle separazioni in cui le donne chiedono l’assegno astronomico dai mariti (e questo e’ ancora il male minore), accusano di violenze varie, assurde e false, che portano nel carcere una persona innocente, che portano via figli, che fanno mobbing genitoriale, insomma che usano qualsiasi cosa bassa e subdola pur di far male all’uomo.
Quasi ogni giorno leggiamo delle storie drammatiche di omicidi tra coniugi ed ex-coniugi, addirittura nel tribunale nel corso di udienza per la separazione. Conosco molte storie di uomini a cui hanno rovinato la vita e la salute con le sue rivendicazioni post-matrimoniali. Non provocano nulla tranne sdegno e stupore che una cosa del genere e’ possibile..
Ma le donne italiane rovinano non soltanto mariti ed ex-mariti. Usando come l’arma contro loro i propri figli rovinano pure questi poveri bambini.
Nella lotta contro uomo non considerano che fanno malissimo ai propri figli. Come puo’ dire una mamma di amare il figlio mentre sta rovinando il rapporto fondamentale per lui che e’ rapporto padre-figlio?
Ma capitolo a parte merita il trattamento dei figli..Avendo un figlio piccolo, vedo nei parchi giochi delle mamme che mi sorprendono, a dir poco. Quante volte mi e’ capitato vedere con quale rabbia e cattiveria strillano contro i propri figli, li rimproverano e umiliano in pubblico, li picchiano.
In trenta anni vissuti nel mio paese non ho mai visto un atteggiamento del genere nei confronti dei figli.
La rabbia io posso ancora capire – a tutti noi capita a volte arrabbiarci con i figli che fanno capricci e magari non si comportano come vogliamo noi.
Ma la cattiveria che esce dallo sguardo di queste mamme come un veleno mostra che non e’ una rabbia momentanea, ma e’ una cosa accumulatasi nel tempo.
Assomiglia all’odio addirittura.
A volte – vedendo una scena del genere – mi verrebbe da chiedere a una madre cosi’:– Ma perche’ hai messo al mondo questo povero figlio se poi non lo sopporti e gli rovini la psiche?-
Perche’ credo che un bambino, cresciuto da una madre del genere diventera’ come minimo o litigioso e violento a sua volta, per non dire un criminale, oppure una vittima, che si farà maltrattare prima dalla mamma e poi dalla moglie, e, in sostanza, diventerà un uomo insicuro di se stesso.
Insomma, certe mamme italiane fanno vedere tutto ma non l’amore verso i propri figli.
Oggi si parla tanto di violenza, soprattutto si inizia a parlare di violenza femminile – certo, vedendo il comportamento, l’atteggiamento di certe mamme verso i propri figli non c’e’ da stupirsi del perche’ la violenza sta fiorendo, perche’ a scuola ci siano tanti casi di bullismo, di maltrattamenti dei piu’ deboli: la prima violenza i figli la vedono dalla propria cara mamma, verso se stessi e verso quello che dovrebbe essere il rappresentante del sesso forte per bambino – il padre, cioe’.

Mi spiego meglio – se la mamma ritiene normale dare una botta al bambino di tre anni soltanto perche’ lui non ci riesce ad aprire il cancello che porta al parco di giochi oppure con una cattiveria e severita’ che mi hanno sconvolta pretende che il bambino di tre anni impari a dondolarsi sull’altalena da solo senza nemmeno spiegargli come lo si fa, o strattonartlo violentemente perché non si mette il cappottino come vuole la mamma – allora e’ chiaro che poi crescendo il bambino riterra’ normale di dare le botte al piu’ debole.
C’e’ anche il fenomeno contrario – troppo “amore” fino ad arrivare ad essere troppo protettive ed oppressive.
Esempio banale lo vediamo tutti i giorni per strada – bambini gia’ grandi che stanno nel passeggino, con le ginocchia piegate fino al mento e portati dalla mamma o nonna.
Ma perche’ non li fanno camminare da soli, a questi poveri bambini?
Perche’ e’ faticoso correre dietro un bambino, lasciarlo libero seguendo pero’ ed essendo attenta – e’ molto piu’ facile portarlo in passeggino.
Le donne italiane si lamentano che l’uomo italiano e’ un mammone.
E’ vero, ma se e’ cresciuto da una mamma che fin da piccolo non lo aiuta a diventare autonomo, che lo porta in passeggino, legato al passeggino, imbacuccato di lane e sciarpe, fino a oltre i tre anni o quattro, e magari in piu’ gli toglie la figura paterna e la discredita appena puo’… allora non c’e’ niente da stupirsi che un uomo di 45 anni non si sposa e vive con la mamma…. e non sa prendersi responsabilita’ e impegni.
Il ruolo di moglie e mamma richiede una capacita’ di sacrificarsi. A me a volte sembra che in Italia i figli li si fanno perché ci si sente in obbligo di farli, di diventare “mamme” a tutti i costi, e poi si fa pagare ai propri figli i limiti e i sacrifici cui il ruolo di mamma espone.
Forse e’ questo che manca alle donne italiane. (ripeto, non generalizzo, conosco anche bravissime mamme). Qui penso che molte donne italiane non vogliono piu’ sacrificarsi per nessuno.
Gli uomini italiani cercano e sempre piu’ spesso sposano le donne straniere. E giovani. E le donne italiane si lamentano, lo so.
Ma forse perche’ le straniere sono piu’ disposte a sacrificarsi per la famiglia.
Un ultimo particolare.
In Italia esistono molte associazioni dei padri separati che lottano per poter vedere i propri figli. In Armenia non c’e’ nessuna.

In Armenia esiste il divorzio, ma nessuna donna si sognerebbe mai di tentare di sottrarre i propri figli al padre.

Saremo antichi, saremo patriarcali, ma siamo orgogliosi di essere così: siamo armeni.
E rispettiamo ancora il Padre, la famiglia, i figli.

Barin dzez het lini. Che tutto ciò che è buono sia con voi

[03 dicembre 2007]