Voto ai bambini o voti in più alle mamme?
Come diffondere una cultura antipaterna e antimaschile.
Sul Corriere della Sera di martedì 30 Marzo, è apparso un servizio sulla proposta che il presidente delle Acli, Bobba, formulerà al prossimo congresso dell’Associazione. Si tratta di attribuire il diritto di voto anche ai minorenni, che potrà essere esercitato per loro conto dalle madri. Le motivazioni sono che è necessario tutelare l’interesse dei minori, tagliati fuori da ogni decisione sul loro futuro, e che la persona meglio adatta allo scopo sarebbe la madre in quanto in genere affidataria dei figli in caso di separazione e comunque la figura più abituata a prendere decisioni relative ai figli piccoli. L’articolo contiene anche un riferimento storico. La proposta di voto per interposta persona, vi si dice, risale ai tempi di Rosmini, allorché si ipotizzò che i maschi adulti potessero votare anche per moglie e figli. Non vogliamo commentare la proposta del voto ai minori. Ci possono essere perplessità in merito, la si può leggere come una rinuncia del mondo adulto ad assumersi responsabilità generali ed una ammissione di incapacità; ma rientra comunque fra le cose da valutare e di cui discutere. Quello che invece è stupefacente è che si voglia attribuire il diritto di voto alle sole madri anziché ad entrambi i genitori. E’ un fatto inaccettabile sotto tutti i punti di vista:
1) Prende a pretesto una clamorosa ingiustizia, quella dell'affido dei figli di separati alle madri in modo pressochè esclusivo, per fondarvene un'altra, altrettanto e ancor più discriminatoria. A che titolo le madri e non i padri? Chi l'ha detto che l'interesse dei figli sarebbe maggiormente tutelato? Alla sua base c'è un concetto abnorme e devastante. Quello che il padre non deve contare più nulla e che tutta la vita familiare deve essere centrata sulla figura materna. Dall'aborto, al modo con cui viene gestito il divorzio da tribunali, avvocati e assistenti sociali; ed ora il colpo finale. Il padre può accomodarsi definitivamente fuori, inutile se non come procacciatore di denaro. La devastazione a livello simbolico, e quindi psicologico e antropologico, sarebbe gravissima.
2) E' dimostrato da tutte le statistiche che l'assenza fisica e/o psichica del padre dalla famiglia produce effetti molto negativi sui figli, sul loro equilibrio psichico e sulla loro crescita verso il mondo adulto. Si leggano questi dati, che dimostrano in modo incontrovertibile che dalle famiglie col padre assente escono la maggior parte dei figli problematici, portati alla violenza e al delitto, che finiscono prima o poi in carcere, o che si suicidano, o che sono oggetto di molestie sessuali. Questa proposta dà il colpo di accelleratore finale a questo processo, favorendo la disistima di sè dei padri, la sensazione di non essere importanti e di non avere un ruolo specifico in famiglia se non quello, come dicevo, di "provider" e di appendice/supporto della madre, come sembra auspicare anche il presidente Ciampi. Si dovrebbe sentire il dovere di spiegare in modo convincente in che modo questa proposta favorirebbe i bambini, che invece hanno disperato bisogno della presenza e della salda guida paterna, come tutte, ma proprio tutte le teorie psicologiche e psicanalitiche sostengono. E' il padre, molto più della madre che ha altre prerogative, che sostiene il figlio nella crescita. Per inseguire il femminismo più insulso e interessato (a sè stesso, come anche le più intelligenti donne cattoliche sanno), tutto ciò viene buttato a mare, quando invece occorrerebbe favorire la riassunzione di responsabilità paterna come anche certi settori della Chiesa sembrano auspicare. Gli esiti sono già scritti, e sono nefasti.
3) La proposta altera il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ed è chiaramente incostituzionale. Un genere, quello femminile, si troverebbe in condizioni di privilegio in quanto il suo voto varrebbe per due o tre o quattro, e nulla garantisce che sarebbe espresso nell'interesse effettivo dei figli. O forse essere madre è di per sè garanzia? E perchè non essere padre? C'è una vena razzista in tutto ciò, ma al presidente delle Acli questo trascurabile particolare non è venuto in mente.
4) Non è poi inutile ricordare, proprio ad una organizzazione cattolica, che Dio è Padre e che il messaggio di salvezza di cui il cattolicesimo è portatore si fonda sul rapporto del Padre col Figlio e del Figlio col Padre. Anche questo è stato dimenticato, nella immensa superficialità (se solo di questo si tratta) di cui le Acli danno prova. A quando, infine, la proposta di attribuire alle donne il diritto di voto anche per il marito o il fidanzato, questa volta in nome del superiore interesse dell’umanità intera di cui le donne sarebbero le nuove portatrici e come “naturale” evoluzione del “progresso” della storia dai tempi di Rosmini?
Armando Ermini