Liberare schiave o criminalizzare il maschio?
Assimilare il fenomeno della prostituzione coatta (schiavitù), fenomeno percentualmente ridottissimo, alla prostituzione è interpretazione ideologica del femminismo radicale con la sua conclamata strategia, perseguita a fini di potere, di creare del maschile e del paterno in quanto tale un'immagine criminale.
La prostituzione è prima di tutto libero accordo nell'ambito del quale le due parti, maschio e femmina, sono moralmente sullo stesso piano, a prescindere dal giudizio che se ne vuol dare. Chi sia più debole nel rapporto è tutto da stabilire visto che è il maschio che chiede la prestazione, e chi la offre ottiene enormi vantaggi economici e comunque può negarla. Le donne che esercitano la prostituzione in condizioni di libera scelta sono la stragrande maggioranza e caratterizzano il fenomeno. Lo dicono loro stesse quando si abbia la cortesia di dare loro la parola. Sono libere nel momento della scelta, sono libere durante (possono denunciare per violenza sessuale il cliente) e hanno redditi giornalieri pari a una o più mensilità di una lavoratrice normale. Oggi nessuno crede che possa ancora esserci una donna che in merito non sappia e non possa cautelarsi dalle informazioni ingannevoli finalizzate ad indurla inconsapevolmente sulla strada della prostituzione. C'è dunque chi sceglie di guadagnare in una serata quanto altrimenti dovrebbe sudare in uno o due mesi di duro lavoro. In questo consiste il dato reale su cui si esercita la scelta e la connessa libertà. Alla prostituta simbolo, la Maddalena, è stata richiesta la conversione, richiesta rivolta evidentemente alla sua libertà di essere o non essere prostituta. Questa libertà è effettivamente tale. E negarla sarebbe offesa gravissima alla dignità della donna. Libertà e scelta che compare nella sua effettiva dimensione di massa con la notizia, di frequente riportata, delle retate di signore bene, o studentesse, assolutamente prive di condizionamenti economici o psicologici o culturali, che esercitano felicemente la prostituzione in riservatissimi, e spesso elitari, club privati. Per non parlare della vastissima prostituzione occulta, ovvero la consapevole ricerca di vantaggi indebiti a fronte di profferte di concessioni sessuali. Parlare dunque di rapporto di dominio e stupro quando un maschio chiede e ripeto chiede di pagare dai cento ai duecentocinquanta euro per un quarto d'ora di intimità, tra l'altro più spesso di quanto si creda a detta delle stesse prostitute, esclusivamente affettiva, è a mio avviso grave incapacità di rilevare il reale e di giudicarlo secondo verità, oppure è pura e semplice malafede. L'azione di aiuto e supporto alle donne costrette alla prostituzione sono sacrosante. Ma deve trattarsi di donne costrette contro la loro volontà. E l'aiuto non deve assumere la forma di "campagne di criminalizzazione dei clienti". Altrimenti, in questa colpevole indisponibilità ad esercitare il doveroso discernimento tra casi di prostituzione coatta e di prostituzione libera, le azioni di aiuto tendono a tradursi, e si sono spesso tradotte, in una violentissima, irresponsabile indiscriminata denigrazione dei maschi e dei padri. Costruendo l'immagine totalmente falsa di un femminile angelico e irresponsabile di fronte ad un maschile demoniaco e responsabile. Talvolta con la messa in atto di comportamenti gravissimi: dall'incitazione a pubblici funzionari alla illegalità di fermare i clienti in mancanza di una legge che lo prevede, alla intollerabile e scandalosa pubblica e televisiva irrisione, a cadavere ancora caldo, di giovani suicidi perchè illegalmente fermati con una prostituta, alla distribuzione ai minori nelle scuole di volantini in cui si parla indiscriminatamente di sessualità maschile storicamente degenerata, ad una intollerabile pubblica violenza verbale contro il proprio prossimo maschile. Nulla di vero, nulla di onesto, nulla di morale, nulla di cristiano: che lascia stupiti e scioccati. Si provi ad immaginare, ed invece è accaduto, su un giovane maschio sedicenne l'effetto devastante dell'irruzione di questi irresponsabili nella sua classe, a costituire un tribunale d'accusa indiscriminato contro i giovani maschi in classe di fronte a ragazze minori fatte passare per vittime innocenti e irresponsabili perchè donne. Oppure in TV. E' questo che si intende fare per educare i giovani maschi e le giovani femmine ad incontrarsi sul piano affettivo e sessuale? Sono questi stupri psicologici su minori e non, la didattica scelta a fin di bene da questo tipo di moralizzatori che violentano psicologicamente su scala di massa iscrivendo alla categoria di stupratori tutti i maschi tranne se stessi? E si provi ad immaginare quale effetto devastante sul lavoro educativo di un padre, vedersi comparire il figlio stravolto con in mano questo genere di volantino. Prendere la scorciatoia del delirio accusatorio, ipotizzare corresponsabilità nei reati di riduzione in schiavitù e stupro, quando questi reati non sussistono nei fatti, ma solo nella interpretazione ideologica degli stessi, non è secondo verità, non è morale, non è responsabile, è semplicemente creare infiniti più danni del bene che ci si prefigge di ottenere. Mi auguro che saggezza, equilibrio e prudenza millenarie su questioni di questo genere, non vengano bruciate sposando acriticamente ideologie femministe irresponsabili, i cui effetti devastanti sulla società si incomincia adesso ad intravedere. Ideologie che incominciano solo ora, ad essere portate davanti al tribunale della coscienza morale della Storia, come ideologie false e violente.Traditrici dell'umano.
Cesare Brivio
[18 luglio 2005]