Miracolo a Torino

Non è un remake in salsa piemontese del vecchio film di De Sica, ma solo la prima immagine mentale

suscitata da un articolo di Giancarlo Dotto apparso su La Stampa del 12 dicembre 2005, La crociata antiuomo, sono i maschi il vero sesso debole. Anche sulla grande stampa ci si accorge che qualcosa non quadra nei rapporti fra i generi. Giancarlo Dotto, prendendo spunto dalle opinioni paranoiche di una femminista USA, tale Maureen Dowd, insignita anche, pensate un po’, del premio Pulitzer, tenta un sommario resoconto della situazione maschile.
La Sig.a in questione, nel suo ultimo libro “Are the men necessary?”, si sbizzarrisce nello sport più in voga da qualche decennio: il “Tiro al maschio”, disciplina in rapida evoluzione. Dai primi tempi in cui l’obbiettivo era l’abbattimento dell’idolo, ora si è passati a teorizzare la completa inutilità dell’essere umano di sesso maschile.
L'uomo è una specie di vigliacco in via di estinzione, teme le donne in carriera (tipo lei, e infatti nessuno la sposa) e preferisce accoppiarsi con più rassicuranti segretarie, commesse, sguattere, insomma sottoposte.
«Se ne può fare tranquillamente a meno»
, è la sentenza definitiva della Dowd, confermata dalla tredicenne nipote del giornalista che afferma perentoria: «Perché i maschi sono i cretini, non servono»,
Contrariamente al solito questi “complimenti” non sono stati accolti in silenzio, o peggio con entusiastica approvazione. Il maschio, inutile rottame, sembrava davvero un essere con la coda fra le gambe, con la massima aspirazione di diventare una pallida e malriuscita copia di Lei, a scuola, in ufficio, in famiglia, dove l’obbiettivo primario era quello di essere nominato mammo, sempre incensando la Dea Madre beninteso. Un qualche aiuto dalla scienza per eliminarne la necessità anche nella riproduzione umana, ed il gioco sembrava fatto. Per il sesso? Per quello supplisce Lesbo, qualche dildo meccanico per le nostalgiche, e per le incontentabili qualche stallone allevato in cattività. E’ vero che qualche stupratore in giro per il mondo si trova ancora, ma quella è una reazione da disperati da mettere in conto. Per costoro sembrava bastare una buona legge sulla castrazione chimica, un’altra sulla punibilità degli sguardi da “porci” su culetti e tette generosamente esposti come simbolo di libertà femminile [Non guardare e non toccare, prego!], ed infine qualche guerra ben condotta in cui gli scemi si ammazzassero fra di loro sfogando l’incivile aggressività che li contraddistingue (le donne ben si guardano dal rivendicare la prima linea, si, va’ be’, ci sono anche le torturatrici e le kamikaze, ma quelle sono le eccezioni che confermano la regola ed in ogni caso sono vittime psichiche dei residui maschilisti e patriarcali).
Tutto sembrava procedere per il meglio ed ora, accidenti, anche i grandi giornali che sembravano i migliori alleati dell’armata femminista si mettono a fare le bizze, osano scrivere che forse i bipedi dotati di “fallo”, non sono poi così soddisfatti di questa situazione e iniziano a rendersi conto che colei che consideravano la vittima da risarcire, forse ha superato il limite.
Si chiede il giornalista: Come si fa a rendere omaggio e consegnare fiori a chi auspica la tua fine?
Così, i “ribelli” riflettono sul fatto che anche i più misogini fra di loro mai avevano teorizzato la scomparsa del genere femminile, ricominciano a pensare che essere padri significa qualcosa per se stessi e per i figli, vorrebbero persino essere ascoltati in fatto di aborto, e soprattutto iniziano a dire il loro disagio, anche sulla stampa, loro sempre così taciturni e zittoni che forse era meglio se continuavano.
Sappiamo benissimo che le teorie della Sig.a Dowd e compagne sono rancorose scemenze da zitelle acide a cui, direbbero a Roma, je manca quarcosa, ma anche le follie paranoidi di Hitler furono prese sottogamba e sappiamo come andò a finire. Per questo non ho titolato il pezzo come la vecchia trasmissione TV del maestro Manzi, “Non è mai troppo tardi”.

Armando Ermini

[19 dicembre 2005]