Scienziati “mannari”
Riportano tutti i giornali di questi primi di luglio 2009 la notizia che si possono costruire spermatozoi maschili a prescindere dal maschio e padre concreto: la nascita non sarà derivata da un uomo ma da un cocktail di sostanze combinate in laboratorio.
Il tutto “a fin di bene”: curare l’infertilità. Ma è curare l’uomo sostituirlo? Sostituire non è anche negare, rimuovere? E allora siamo certi che si possa chiamare cura di funzioni umane malate quella cura che si traduce nella loro sostituzione con altro? È curare l’umano o sostituire l’umano? Perchè se curare non è reintegrare nella originaria funzionalità, bensì sostituirla allora l’attività di cura si apre al rischio di una concezione della cura e della guarigione secondo cui in sostanza l’umano e il suo limite è il male e il bene è tutto ciò che può sostituirlo artificialmente. La cura coincide con la costruzione di un uomo nuovo. Ne deriva un rovesciamento assoluto dei valori per cui l’uomo nuovo è il fine e l’uomo reale il mezzo. E si aprono abissi di orrore: nel secolo appena trascorso ampiamente tutto già visto, e sperimentato. Da questi abissi di orrore si può percepire in pieno il valore della costruzione di una coscienza e di una forza maschile che vi si oppone. E dico maschile, anche se maschi sono questi “scienziati mannari”, dato che ahimè il femminismo è, a torto o a ragione, ma è un dato di fatto, usato come la nuova declinazione del progressismo in quanto ideologia vincente che dà legittimità etica a questo tipo di scienza il cui obiettivo è “denaturare l’umano”. A ben vedere è il senso della originaria promessa: “sarete simili a Dio” e gli attori originari e la trama si ripropongono, in totale evidenza e coerenza. L’essere creatura è ritenuto insopportabile e il dato creaturale non è più evidenza di una relazione d’amore iscritta nella carne. C’è bisogno di persone che si ispirano in particolare a S. Benedetto e di comunità sul tipo di quelle cistercensi capaci di coniugare il rispetto del creato con la partecipazione all’opera di creazione di Dio. A mio avviso erano fior di selvatici.
Cesare Brivio
[20 luglio 2009]