La crisi del dono
La nascita e il no alla vita
Di Claudio Risé
La comprensione dell’aborto, e della distruzione che esso provoca (innescata da quella, già terribile, della soppressione del bimbo), richiede una meditazione e un confronto con l’evento della nascita, fatto fisico ma quindi anche, e prima ancora, simbolico e metafisico, e sempre produttore di dinamiche psicologiche di enorme portata.
Questo confronto non dovrebbe tralasciare quelle profonde sintesi del dramma umano contenute nei sogni dell’uomo, nelle sue produzioni mitiche e nelle sue narrazioni religiose. Si tratta di un campo di indagine vastissimo che eccede di molto le individuali possibilità di tempo e di energie dell’autore, per essere qui rappresentato compiutamente. Questo libro è dunque soprattutto il tentativo di delineare una prospettiva finora solo a tratti visibile nella lotta antiabortista, pur appassionata e sacrosanta. Che tuttavia, non approfondendo lo sfondo più ampio delle sue ragioni, rischia di indebolire i propri forti argomenti. L’aborto non nasce solo dalla malvagità o distrazione individuale, o dall’opportunismo di gruppi politici inconsapevoli o irresponsabili. Esso affonda le sue radici in un terreno psicologico, cognitivo ed affettivo molto più vasto, ed è alimentato dalla maggiore tentazione regressiva da sempre presente nella psiche umana: quella di uccidere il nuovo, lo sviluppo, il cambiamento, appena comincia a prendere forma. Prima che nasca, e ti costringa a cambiare con lui.