La violenza femminile. Cos’è, come se ne parla (di Eugenio Pelizzari)
Quello della violenza femminile, in generale, e contro i partner in particolare, è uno dei temi tabù della nostra società.
Difficile persino sollevarlo senza essere immediatamente sommersi da una valanga di critiche, se non di accuse di misoginia, avvalorate dal riferimento ad un’ancora più massiccia messe di ricerche e dati che semplicemente negano o, più frequentemente, ignorano questo aspetto. La situazione in Italia è ulteriormente compromessa dal fatto che non esistono, di fatto, ricerche qualificate e comprensive che indaghino l’esistenza o meno del fenomeno e l’eventuale sua rilevanza. L’unica ricerca nazionale svolta riguarda esclusivamente la violenza verso le donne (e su essa torneremo), mentre per la violenza femminile siamo in presenza di poche tesi universitarie, scarse ricerche per di più svolte su campioni solitamente molto limitati. Ben differente è la situazione oltreoceano dove il tema è al centro dell’attenzione almeno a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. E può rappresentare, per qualcuno non addentro a queste tematiche, una curiosa sorpresa apprendere che la ricerca ed il dibattito tra i ricercatori non siano affatto concentrati sull’esistenza o meno di una violenza femminile, di cui pochi dubitano, bensì sul tema della simmetria – o meno - tra i due generi nell’esercizio della violenza. Un decisivo input al dibattito, come vedremo già di per sé scottante, è venuto da una ricerca del 2006 del più autorevole organo di ricerca americano, il CDC (Centers for Disease Control),1 che concludeva appunto – come altre ricerche precedenti - su una sostanziale simmetria nella violenza tra i generi, nel caso specifico tra studenti delle scuole superiori americane. Anche su esso torneremo. (Per continuare la lettura integrale del saggio di Eugenio Pelizzari clicca sul link sotto indicato).