Lettere a Claudio Risé, nella rubrica Psiche lui Io Donna (Corriere della Sera).
L’omosessuale é un emarginato?
Mi sono accorto da un pezzo che gli uomini m’interessano quanto (e forse di più) delle donne, e questa scoperta é diventata una preoccupazione quasi ossessiva. Mi sento "tagliato fuori" dalla vita degli altri ragazzi della mia età (ho 24 anni) , e condannato ad una vita di emarginazione. Mentre , in realtà, mi piacerebbe poter pensare a un futuro " normale", con moglie e figli. Mi ha dunque molto sollevato, ma anche lasciato perplesso, la notizia che in un Dizionario degli omosessuali celebri, pubblicato in Francia, si fanno i nomi di Napoleone, Buffalo Bill, Abramo Lincoln e molti altri, assieme a molti artisti e attori famosi. Tutta gente tutt'altro che emarginata. Ma allora da dove viene questa mia ossessione dell'emarginazione? Oppure il libro é un ammasso di frottole, e per il gay, o bisessuale, non c'é speranza ?
Caro amico, non mi sembra proprio che le informazioni sulla vita privata dei grandi contenute nel Dizionario degli omosessuali celebri di Michel Larivière, editore Délatraz, siano tutte frottole. Anche se qualche volta paiono un po' tirate per i capelli, nella fretta dell'autore di dimostrare che praticamente tutti i grandi della terra "lo sono". Per esempio Napoleone non si limitava a pizzicare domestici e aiutanti di campo, come riferisce Larivière, ma lo faceva anche con le bambine che gli venivano porte nelle visite, fino a farle piangere. Sparava ai canarini della moglie Josephine, e , insomma, più che gay, era un po' sadico, particolarità non infrequente nei militari di carriera. Così come molte amicizie letterarie, come quelle di Borges, o di Leopardi per il giovane Antonio Ranieri, sono relazioni più complesse di un'attrazione sessuale. Tuttavia nell'insieme é vero che omosessualità e bisessualità sono ampiamente rappresentate tra i personaggi che fecero la storia umana, la raccontarono nei libri, o la rappresentarono sulle scene. D'altronde, sarebbe strano che fosse diverso, visto che l'attrazione per il proprio sesso, esclusiva o accoppiata a quella per l'altro, é sempre stata sentimento umano diffuso. E addirittura prevalente quando, per lunghi periodi , c'era solo il proprio sesso a disposizione, come per i marinai : il dizionario cita tra gli altri il navigatore James Coock . L'emarginazione sociale dell'omo e bisessuale é cosa recente, e limitata all'Occidente industrializzato. Curiosamente , furono le rivoluzioni borghesi del 7OO a bollare questi gusti come un vizio aristocratico, e a imporre il modello eterosessuale e monogamico, che trionfò nell'800, aiutò l'industrializzazione e rimase dominante fino ad oggi /ieri. Ormai però, nel mondo globale , questo modello ridiventa un modo, tra gli altri, di vivere la propria sessualità . E ognuno , a cominciare da lei, può recuperare la dignità della propria posizione sessuale, quale che sia. Aiutato, in questo, anche da predecessori famosi.
Mi ha fregato Dio
Non sono per niente d’accordo con la sua incredulità alla teoria della determinazione genetica dell’orientamento sessuale (per es.: risposta a Leo di Torino, Io donna , 22.7.007). Sono un uomo di 35 anni, omosessuale. E' vero, anch’io ho avuto fantasie eterosessuali, mi sono eccitato immaginando di penetrare una donna . Ma, di fronte ad una donna in carne ed ossa non ho mai provato un desiderio fisico. La predeterminazione biologica dell'omosessualità non é solo un modo per semplificare la vita bensì l'unico modo per un omosessuale di spiegarsi la propria diversità. Cominciata fin da piccolo quando, anziché infatuarsi della compagna di classe carina, si infatuava del compagno di banco, del maestro. E, pur rendendosi conto di essere "sbagliato"; non riusciva a cambiare, e non ci é mai riuscito. Solo Dio può scegliere la natura di un essere umano: un uomo, può solo scegliere se rispettarla o reprimerla. Le sue risposte trasformano un'irriducibile inclinazione naturale in "scelta", "colpa", "responsabilità".
Caro amico, una legge scientifica deve essere provata. Siccome per ora, a detta degli stessi genetisti, l'origine genetica dell'omosessualità rimane un'ipotesi (anche se molto sponsorizzata), il "credervi" equivale a aderire a un'ideologia. Che non amo, come tutto ciò che limita la libertà dell'uomo di costruirsi la propria vita. Quello che però mi sembra interessante nella nostra discussione, che riflette un dibattito molto acceso oggi, all'esterno e all'interno del mondo omosessuale, é appunto l'immagine che ognuno di noi ha dell'omosessualità. Per lei é quella di uno "sbaglio", una condizione da cui uscire ad ogni costo, una prigione le cui barriere sono così salde che possono essere state costruite solo da Dio. Io non ho mai pensato niente del genere, e non solo perché Freud dice che l'omosessualità non é una malattia, e Jung la vede come portatrice di un "senso", che occorre appunto capire. Più semplicemente, e istintivamente, mi é sempre sembrato che in quanto legata all'amore, al desiderio, all'Eros, l'attrazione per il proprio sesso andasse rispettata e interpellata, per orientarla verso la vita, l'espressione creativa di sé, e la felicità. Che poi il pregiudizio sociale, ancora diffuso, contro l'omosessualità, renda la vita più difficile a milioni di persone, é innegabile, e deplorevole. Però questo pregiudizio diventa invincibile quando é radicato dentro di noi. Come lo é dentro di lei: é questo che le fa identificare ciò che io chiamo la "responsabilità della scelta omosessuale della propria vita", con una "colpa". Mentre si tratta di un momento di crescita, in quanto assunzione consapevole di guida su un aspetto così importante della propria vita, come la propria sessualità, e più generale, il proprio mondo erotico e affettivo. Inoltre, poiché la "fase omosessuale", in cui il compagno di banco é preferito alla compagna, esiste tuttora (per quanto ostracizzata dall' ideologia televisiva del flirt obbligatorio con l' amichetta fin dalla più tenera età), il bambino/ragazzo che vi si trova, e magari ha (come molti oggi), un padre assente o svalutato e una madre pervasiva e onnipresente, può pensare (come fa lei) che Dio, e i geni, hanno deciso per lui. Il risultato sarà un'omosessualità subita come una condanna anziché, eventualmente, scelta come una promessa. Di guai, certo. Ma anche emozioni, passioni, gioie.