Broken Flowers: Don Giovanni, figli e padri assenti

Recensione a cura di Antonello Vanni

“Oh, padre… lei non mi conosce!”
(w. A. Mozart, dall’Epistolario) 

“Oh, padre… lei non mi conosce!”: così scriveva Mozart al suo dilettissimo Mon Trés cher Pére, nelle tormentate lettere di figlio desideroso di un padre meno incline a “curvar la schiena di fronte a nemici stupidi e ad amici dall’oggi al domani ”, e più attento al destino che il giovane compositore del Don Giovanni sentiva pulsare nelle sue vene.
Un desiderio, quello di conoscere il padre e di essere conosciuti e amati dal suo sguardo indispensabile, che intere generazioni di figli e figlie (negli Usa almeno il 50% di essi) esprimono ogni giorno, al punto di mettersi in cammino, attraverso un intero continente, alla ricerca del padre. Ricerca che, in filigrana, viene raccontata anche nel film Broken Flowers di Jim Jarmusch: un film sull’incomunicabilità e sul vuoto interiore, secondo le recensioni.
Già dalla prima scena il triste presentimento dettato dall’ouverture musicale dei Greenhornes (“With winter comes pain, every season has an end, there is an end...”) proietta gli spettatori nel gelo del cuore di Don Johnston, un Don Giovanni ormai attempato, che improvvisamente riceve una lettera da una delle innumerevoli amanti avute vent’anni prima: “un ragazzo, di cui tu ignori anche l’esistenza, sta venendo a cercarti, sta cercando suo padre”.
Don, di fronte a questa notizia, resta completamente indifferente e inerte: egli del resto è stato solo un “‘passante’ nella vita delle donne, uno che ha voluto solo prendere e non si è mai assunto la responsabilità di nulla” (come ogni Don Giovanni, secondo quanto ha precisato Claudio Risé in una sua risposta a un lettore della rubrica “PsicheLui” in “Io Donna”). Solo l’intervento dell’amico Winston, moderno Leporello con tanto di lista delle conquiste di Don tra le mani, lo spinge a partire per identificare la donna che gli ha scritto e, se possibile, il ragazzo. Il breve viaggio in diverse località degli States, e l’incontro con alcune delle ex amanti, non porta comunque a nessun risultato concreto, né all’incontro con il figlio. Al ritorno però, Don nota all’uscita dell’aeroporto un giovane vagabondo con uno zaino in spalla e, incontrandolo una seconda volta il giorno seguente, all’esterno di un ristorante in cui sta pranzando con l’amico Winston interessato al resoconto del viaggio, inizia a pensare che quel ragazzo potrebbe essere suo figlio, ormai giunto molto vicino al raggiungimento della sua meta. Corre fuori dal locale e invita il giovane, intimorito dal suo strano atteggiamento, a fermarsi un attimo con lui per mangiare qualcosa.
E così nel loro breve dialogo si condensa la vicenda di molti giovani uomini e donne partiti alla ricerca di un padre assente che non ha lasciato né orme né ombre (come ha detto David Blankenhorn in Fatherless America. Confronting Our Most Urgent Problem, HarperPerennial, 1996):

"avresti un consiglio filosofico da darmi?”, chiede il giovane
e Don: “Lo chiedi a me? Il passato è passato, il futuro non è ancora futuro, d’altronde io non ho alcuna influenza su di esso, allora immagino che tutto ciò che conta è nel presente”; quindi la cosa più importante alla quale posso aspirare è di essere presente nell’istante".


Domanda, quella del giovane (come lo fu quella di Mozart), di un accoglimento paterno e di una guida autorevole e responsabile capace di farti percepire, con la consapevolezza della tua origine, il significato del tuo presente in vista di un futuro progetto valido di vita.
Ma nulla di tutto questo con Don Johnston, con nessuno dei milioni di padri che, come Don Johnston, vogliono trascinare ogni giorno, con la loro gelida mano di statue impietrite, i figli nel baratro di un inverno che porta dolore e di una stagione che finisce senza aprirsi al futuro (“With winter comes pain…”).
Tuttavia, quello di Jarmusch, è anche e soprattutto un film di speranza per chi ha a cuore il ritrovamento del sentimento della paternità: alla risposta priva di senso del Don Giovanni, il giovane fugge via dandogli del pazzo, e se ne va con determinazione alla ricerca di altre risposte, da trovare per sé e per i figli che un giorno forse avrà. E questo è il nuovo proposito che si diffonde sempre più tra i giovani, e fa ben sperare per la guarigione di un mondo senza padre.
Il ragazzo non accetta e se ne va, mentre la telecamera ruota vorticosamente intorno al volto di Don, abbandonato alla sua desolazione. E, forse, a una giusta punizione, come nell’ultima scena del Don Giovanni di Mozart.

[26 gennaio 2006]