Educazione siberiana

Un film di Gabriele Salvatores.

Con Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Jonas Trukanas, Vitalji Porsnev.

Drammatico, durata 110 min. - Italia 2013.

Recensione a cura di Armando Ermini 

Non ho letto il romanzo da cui è tratto il film e non mi interessa il suo tasso di fedeltà. Non conosco quali fossero gli intenti del regista, ma mi interessa ancor meno. Volente o nolente Salvatores, dopo “Come Dio comanda”, (vi si narrava il rapporto padre/figlio), ha girato un altro film politicamente scorrettissimo, in cui mette a confronto due mondi inconciliabili. Il primo, arcaico e patriarcale, retto da precisi codici d’onore maschili che si possono sintetizzare in pochi punti: i più deboli devono essere difesi comunque, il denaro non può essere una ragione di vita, l’onore di un uomo vale più di ogni altra cosa, la droga corrompe, chi sgarra paga, i nemici che mettono in pericolo i vincoli che reggono la comunità, a capo della quale c’è il vecchio Patriarca con la sua indiscussa autorità, si possono o si devono uccidere.

La fame passa e va ma la dignità una volta persa non la ritrovi più. Il secondo mondo, emerso dalla dissoluzione dell’impero sovietico ma che in esso e nella sua corruzione sistemica ha le radici, è l’esatto opposto del primo: il denaro in primo luogo, i più deboli schiacciati senza rispetto, l’individualismo egoista come metro di vita, la mancanza di pietà, insomma un concentrato dei peggiori vizi dell’Occidente moderno.

In questo contesto si sviluppano le storie parallele di due ragazzi, uno dei quali si mantiene fedele agli insegnamenti del nonno mentre l’altro sposa i nuovi canoni affondando nel peggior nichilismo. Alla fine arriverà, inevitabile, la resa dei conti.

Fra i due mondi non c’è spazio per i buonismi di maniera che, come accade da noi, vorrebbero rifiutare i valori così detti arcaici e insieme costruire una società democratica e solidale fondata sulla modernità. E, peggio ancora, affidando il compito allo Stato, ossia proprio a quell’entità astratta nemica di ogni identità e responsabile in prima persona della dissoluzione di ogni valore autentico. In questo senso “Educazione Siberiana” evoca “Gangs of New York”, il film di Scorzese che racconta la nascita della moderna democrazia americana che spazza via le antiche comunità etniche e religiose ma che, ci ricorda il regista, è nata nel sangue, ed è dubbio sia portatrice di valori superiori a quelli del passato. Posto che la storia si sviluppa inizialmente in Unione Sovietica, ovvero un regime in sé criminale, e poi si sviluppa nella Russia attuale, patria di feroci clan mafiosi e di ex gerarchi comunisti arricchitisi disonestamente, il fatto che i critici perbene dei giornali perbene insistano a definire criminali senza virgolette quelle comunità di persone deportate dal regime comunista, è indicativo di tutto il loro imbarazzo. Loro, i liberal modernisti e progressisti, non possono concepire che proprio quel mondo che combattono con tutte le loro forze sia portatore di valori e codici infinitamente superiori e più autenticamente umani di quelli a cui essi si affidano, se per falsa coscienza, stupidità o calcolo poco importa.

Quali che siano le idee di Salvatores, il suo destino intellettuale mi sembra analogo a quello di Pisolini: uomini politicamente schierati da una parte ma che sul piano culturale esprimono idee opposte.