Assisi: globalizzazione tramite omologazione

crista

 

Chi si recasse ad Assisi, proprio nella Basilica Superiore dedicata al Santo, Francesco, che ha testimoniato con assoluta coerenza il Suo amore per Cristo

e perseguito una radicale identificazione con Lui, vedrà collocata nei pressi dell’altare, sopra la tomba di S. Francesco, nel punto dove passano praticamente tutti i fedeli, una statua che rappresenta un Cristo crocifisso dal corpo maschile ma con il volto di donna, incorniciato da lunghi capelli ondulati. Un leggiadro panneggio copre un fianco ai piedi del Crocifisso, S. Francesco, prono, con il volto nascosto fra le proprie braccia, ne cinge le ginocchia. Sotto la raffigurazione bronzea, in un contenitore, sono offerti santini, in varie lingue europee, che spiegano come si tratti volutamente di un Cristo con il volto dai lineamenti femminili. “I lineamenti di questo Gesù Crocifisso”, dice la didascalia, “esprimono ad un tempo l’amore paterno e materno di Dio”. Dunque, ci istruisce questa scultura posta ai piedi degli stupendi racconti di fede di Giotto, così come Dio può essere, come sostengono alcune tendenze pastorali e teologiche, “indifferentemente chiamato padre o madre”, ed il Suo amore “paterno e materno” anche Cristo può essere indifferentemente maschio o femmina. In questo caso, è l’uno e l’altro. A questo straordinario gruppo scultoreo è stato dato, in pieno paradosso, come titolo “Continuità”. Ma Cristo non ha detto che Dio è Padre? e di se stesso non ha detto di essere Figlio del Padre? E questo non è la sostanza della Sua Rivelazione che ha testimoniato con tutta la Sua vita e con la Sua morte sulla Croce? Dopo aver negato le parole di Cristo sulla identità del Padre, adesso si nega l’identità stessa del Figlio? E’ questo l’amore per Cristo, la fede nelle Sue parole? questa la fede cattolica del terzo millennio?

Cesare