Benvenuti padri benedetti

Nel 1993 per le edizioni Feltrinelli, viene pubblicato il saggio di Alasdair MacIntyre, “Dopo la virtù”.

Da questo libro di teoria morale riproponiamo un brano illuminante e profetico sulla percezione profonda che ogni coscienza libera e responsabile ha oggi del proprio rapporto con le condizioni di civiltà in cui si trova a vivere. Alla “coscienza infelice” di chi non si ritrova nella morale licenziata dalle maggioranze parlamentari di oggi, morale “evoluta” fino alla peggior barbarie, precondizione per il dominio sulla Umanità e la sua deformazione psichica e genetica, e spacciata per culmine del progresso umano, le parole di MacIntyre prospettano la straordinaria figura di un uomo degli inizi del VI secolo dopo Cristo: San Benedetto da Norcia che abbandonati gli agi offerti dal suo tempo, negli anni di durissima vita eremitica, in una grotta nei pressi di Subiaco, concepì il suo progetto storicamente vincente di comunità cristiane dedicate al lavoro e alla preghiera: “Ora et labora”. Nel brano che segue, MacIntyre invita ad ispirarsi a San Benedetto per riproporre, seppure in forme nuove, la sua straordinaria paternità totalmente offerta per la nascita di comunità che si dedicarono alla rinascita cristiana, morale, intellettuale, civile e politica dell’Europa. Oggi, aggiungiamo, con un compito nuovissimo: la salvezza stessa dell’Umanità.

“E’ sempre rischioso tracciare paralleli troppo precisi fra un periodo storico e un altro, e fra i più fuorvianti di tali paralleli vi sono quelli che sono stati tracciati fra la nostra epoca in Europa e nel Nordamerica e l’epoca in cui l’impero romano declina verso i secoli oscuri. Tuttavia certi parallelismi esistono. Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale poteva essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e di oscurità. Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta , dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di comunità locali al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. E se la tradizione della virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta però i barbari non aspettano di là dalle frontiere: ci hanno già governato da parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso.”

Alasdair MacIntyre
“Dopo la virtù”
Saggio di morale, pag. 313
Ediz. Feltrinelli, 1993


Benedetto nacque a Norcia (Perugia) intorno al 480. Compì i suoi studi letterari a Roma, dove rischiò di farsi coinvolgere dalla corrotta gioventù romana e per questo motivo si trasferì con la sua nutrice a Enfide (l'odierna Affile).
Qui compì il suo primo miracolo aggiustando un vaglio in legno. Intorno al 500 si ritirò in una grotta nei pressi di Subiaco dove iniziò la vita eremitica. Un monaco di nome Romano gli portava il necessario per vivere.
Fu presto seguito da numerosi discepoli per i quali fondò nella Valle dell'Aniene numerosi monasteri.
Un prete di nome Fiorenzo, invidioso di Benedetto, ne attentò la vita, scampatone, Benedetto si trasferì a Montecassino dove fondò la celebre abbazia.
Poco più di un mese prima della morte Benedetto incontrò la sorella Scolastica con la quale ebbe un famoso colloquio.
Si spense il 21 marzo 547. Il corpo è custodito insieme a quello della sorella a Montecassino.
Il 24 ottobre 1964 papa Papa Paolo VI lo proclamò "Patrono d'Europa".
La sua Regola riassume la tradizione monastica orientale adattandola con saggezza e discrezione al mondo latino, aprendo così una via nuova alla civiltà europea dopo il declino di quella romana.
In questa scuola di servizio del Signore hanno un ruolo determinante la lettura meditata della Parola di Dio e la lode liturgica, alternata con i ritmi del lavoro in un clima di carità fraterna e di servizio reciproco.
Nel solco di San Benedetto sorsero nel continente europeo e nelle isole, centri di preghiera, di cultura, di promozione umana e di ospitalità per i poveri e i pellegrini.
La sua memoria, a causa della Quaresima, è stata trasferita dalla data tradizionale del 21 marzo, ritenuto il giorno della sua morte, all'11 luglio, giorno in cui fin dall'alto Medioevo in alcuni luoghi si faceva un particolare ricordo del santo.

[28 aprile 2005]