Chiamalo teneramente papà

Caro figlio mio, mi domandi perché la tua insegnante di religione ti ha parlato di Dio che è madre o più precisamente, di Dio che è anche madre.

Penso appartenga all’ampia schiera di coloro che condividono il senso di scandalo e di disagio che prova oggi la nostra cultura di fronte al Suo volto di Padre. Al volto maschile e paterno dei Suoi sacerdoti. Come del resto a tutto quanto sia riconducibile al maschile e alla paternità. Ne sai qualcosa tu alle prese con una istituzione scuola che non perde occasione per colpevolizzare e umiliare i suoi giovani maschi. Gli scandalizzati del Padre, sostenitori della Rivelazione continua, ritengono di doverLo aggiornare e migliorare, così da renderLo gradito a tutti. E aprire teologicamente le porte al “sacerdozio al femminile” in nome dell’egualitarismo unisex. Sono i nuovi teologi, della corrente “marketing oriented”. Orientati al vento, non sempre dello Spirito. Parlano allora, invece del Padre nostro e della Madonna Madre di Dio, di Dio che è anche Madre, o, senza ambiguità, di Dio che è Madre punto e basta. Gli sta bene il Figlio purchè non sia del Padre. Ma Cristo dice di essere Figlio del Padre. Di essere una cosa sola con il Padre. Che il Padre è in Lui e Lui nel Padre. Di essere venuto in nome del Padre. Dichiara e descrive la sostanza del Suo amore per Dio come totale e assoluta intimità, o meglio inabitazione, con il Padre. Di fronte alla testimonianza della intera vita di Cristo secondo cui Dio è Dio perché è Padre e non Padre perché è Dio, sono costretti a sostenere che si tratta di espressioni puramente verbali. Di parole. Parole sì usate da Lui, ma storicamente determinate, insomma modi di dire: Cristo, oggigiorno, pregherebbe la “Madre nostra”. La conclusione logicamente obbligata è la seguente: se la sostanza della relazione descritta da Cristo con Dio, cioè il Suo essere Figlio generato dal Padre e la paternità di Dio, è un accidente linguistico, anche la Rivelazione che la descrive è storicamente relativa. Così oltre che il Padre finiscono per negare e perdere anche il Figlio. Tu credi a Cristo, figlio mio, appassionati di Lui, Lo incontri, appassionato di te. Tramite Lui entra in una relazione di totale e confidente abbandono con il Padre e chiamalo teneramente Papà, Abbà. E’ questo essere santi, è questo essere felici, è questo essere esauditi, è questo essere se stessi. E’ Cristo la Rivelazione. E nessun altro.

Cesare