Il padre e la vita nascente come “pedagogia della realtà”
Recensione a cura di Gianvincenzo Nicodemo (9/06). Da www.pedagogiadellarealta.it
Un sito sul realismo pedagogico
Un prezioso volumetto questo proposto da Antonello Vanni, bioeticista perfezionato alla Cattolica, incentrato sulla paternità in relazione alla legge 194 - di cui da molte parti si chiede una modifica - ed in relazione al più generale tema della educazione.
Il testo intende presentare il "documento per il padre" (http://www.claudio-rise.it/comunicato.htm) e sollecitare alcune istituzioni impegnate nella tutela della vita e nella ricerca bioetica (Consultori familiari, Centri di aiuto alla vita) ad impegnarsi per valorizzare la paternità. Il volume si fonda prevalentemente su documenti del Magistero Cattolico ed è corredato da una interessante rassegna bibliografica in appendice.
Due i nuclei tematici: il primo, quello centrale, è il tema bioetico: il padre del nascituro e la Legge 194. Il volume evidenzia i nodi problematici che sottostanno alla Legge 194, soprattutto in relazione all'impossibilità da parte del padre di intervenire per salvare la vita del proprio figlio: la decisione di abortire è infatti per la legislazione italiana, demandata esclusivamente alla donna dal momento che la 194 si disinteressa quasi completamente del padre del nascituro. Una situazione paradossale, denuncia Antonello Vanni, "ingiusta dal punto di vista antropologico e biologico, devastante sul piano simbolico e sociale" (pg 10). Una situazione che prende spesso le forme del dramma da parte di padri estromessi che nel tentativo di far valere il proprio desiderio di aprirsi alla vita nascente percorrono tutte le strade possibili per impedire che il proprio figlio venga abortito: i casi di padri che finiscono agli onori della cronaca per essersi appellati al Presidente della Repubblica o al Papa -assicura l'autore- costituiscono la punta di un iceberg di consapevolezza crescente del proprio ruolo di padre, pur soffocata dall'ideologia della 'libera scelta' della donna.
Quella della presenza del padre accanto alla donna è un nodo centrale, dal momento che "tale presenza può effettivamente far aumentare l'accoglienza della vita nascente e diminuire il ricorso all'aborto" (p.34). Sullo sfondo del documento per il padre e del volume, il secondo nucleo tematico, quello più antropologico, è relativo alla paternità nell'ambito della società e della famiglia. La paternità è dono di sé e accoglienza del dono della vita piuttosto che egoistico fruire della realtà: adulto è l'uomo aperto al reale che se ne prende cura, piuttosto che farne oggetto del proprio godimento.
C'è un aspetto della paternità (e dell'essere uomo) che il volume non tocca ma che al pedagogista non sfugge. Si tratta dell'"uccisione" del maschile che avviene da trenta anni in Italia per il mezzo della scuola (soprattutto scuola media) attraverso le classi miste, luogo in cui il maschietto impara di essere inadeguato al confronto con le coetanee a causa di un ritardo naturale di sviluppo che si riequilibra molto prima della fine della scuola, ma molto dopo che l'ideologia abbia fatto danni: il ragazzo impara fin da scuola di essere incapace di sostenere il confronto. Una scelta ideologica tra le altre, quella delle classi miste, che oltre ai danni cognitivi acclamati dalla ricerca pedagogica genera danni di personalità più difficilmente misurabili. Perché stupirsi di padri rinunciatari quando tutto nella cultura -scuola compresa- congiura contro di loro?
Il libro è ordinabile on line (8 euro) presso Libreria Cerutti&Pozzi Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Ulteriori informazioni su http://www.antonello-vanni.it