Maria e Cristo uniti nella croce

Abbiamo deciso di pubblicare per intero la discussione avvenuta sulla mailing list dei Maschiselvatici su Maria perché testimonianza del senso della nostra ricerca.

Ricerca che non ha tabù e che non ha paura di affrontare temi apparentemente lontani dal nostro punto di partenza. Crediamo che all'inizio della nostra esperienza di selvatici nessuno avrebbe pensato che un giorno ci saremmo trovati a discutere della Madonna e del senso del suo essere donna e madre. Ricerca è movimento, trasformazione, confronto, capacità di distinguere e separare. Sarebbe stata facile tentazione quella di identificare la Madonna come versione cristiana della Grande Madre, venendo meno alla convinzione che accanto all'archetipo della G.M. esiste quello della Vergine, contenitore del femminile più autentico col quale i selvatici vogliono relazionarsi ed incontrarsi. Gli archetipi, insegna C.G.Jung, sono immagini universali invarianti, comuni a tutta l'umanità, e la Vergine, seppure nascosta, rimossa e soffocata dalla modernità grandematerna, continua a vivere e offrire a chi la sa cogliere tutta la ricchezza e la pienezza del femminile.
Altrettanto importante è che alla discussione abbiano partecipato, seppure in tono più sommesso, selvatici "laici" insieme ai credenti. La "promiscuità" del nostro movimento ci apre alla possibilità di lacerazioni e ferite. L'accettiamo serenamente, convinti che la diversità è ricchezza, e che senza ferita non esiste salvezza. Quella inferta dal padre al figlio strappandolo dalla simbiosi materna consente la sua trasformazione in uomo adulto. E, per chi crede, quella inferta dal Padre a Cristo sulla croce, apre all'umanità la libertà di scegliere e la possibilità di salvarsi.
La Redazione

DALLA LISTA DI DISCUSSIONE DEI MASCHI SELVATICI

La medaglia miracolosa?
Noto con piacere che anche tra Selvatici ci si sta de-paganizzando, perché in genere questa è roba per gente come me (scherzo).
Io porto la medaglia miracolosa - forse non c'era nemmeno bisogno di dirlo - assieme allo scapolare carmelitano che mi e' stato imposto come ad ogni membro dell'Opus Dei (ma possono chiederlo tutti, per ottenere il privilegio sabatino).
Se interessano queste antiche forme devozionali, le conosco bene: immagino che a qualche selvatico possano far storcere il naso perché secondo molti esiste una correlazione tra il culto mariano e il mito della grande madre (è un'accusa che è stata sviluppata soprattutto in ambienti protestanti, c'e' un noto documentario del National Geographic che ne parla).
A questo proposito non posso che ricordare che lo scapolare ed altre devozioni mariane di questo tipo nascono ai tempi delle crociate, ed i loro fautori erano cavalieri sulla cui virilità e selvatichezza non credo possano esservi dubbi (i carmelitani e i templari, così come in seguito i gesuiti, nascono e si sviluppano come ordini religiosi militari): esiste un rapporto tra questi uomini rudi e pallidi e la Madonna che è tutt'altro che grandematerno, e difatti si esprime bene nella tradizione cavalleresca, e nel suo concetto feudale di fedeltà ai colori della propria Dama.

Max
P.S.: come già osservato, le dodici stelle della bandiera europea rappresentano, ancor prima delle 12 Tribù e dei 12 apostoli, le dodici stelle della corona della Madonna nell'Apocalisse. Infatti anche l'azzurro della bandiera e' il colore del manto della Madonna.
Heitz, che disegnò la bandiera, portava la medaglia miracolosa e si ispirò dichiaratamente alla corona mariana di dodici stelle che in detta medaglia sono rappresentate.
Però non lo ammise mai apertamente fino a tempi relativamente recenti, per evitare che nascesse un'opposizione laica, protestante o massonica alla bandiera della UE come e' tuttora: anche quando lo interpellarono per chiedergli se si dovevano aumentare le stelle fino al numero degli stati dell'Unione Europea (sullo stile della Old Glory americana), rispose che le stelle dovevano restare dodici per ragioni tradizionali e di armonia, ma non rivelò il vero significato.
Ed è comico vedere come oggi si sta cercando di denegare che l'Europa abbia radici cristiane .....


Infatti Max mi sento un po’ divertito e soprattutto compiaciuto per quello che è avvenuto! Un miracolo sempre della Medaglia Miracolosa a livello EUROPEO! Lo dico senza esagerazioni. Tuttavia il modello della Grande Madre NON c'entra proprio niente con la Vergine! Il modello della Grande Madre (mi riferisco alla madre (o la figlia?) del consumismo è legata più ad un vizio, mentre La Grande Madre intesa Maria è una delle più Sublimi Virtù! Non scambiamo il piombo con l'oro... scusate se è poco! La Fede è affidarsi, specie dove la ragione (che è limitata) non arriva. E' lì il passo di qualità VERA.

Emiliano

Ho ricordato l'anno scorso a Cazzago come Maria di Nazareth, prima che madre, é vergine, quindi associabile caso mai all'archetipo dell'Intatta, (nel paganesimo greco Artemide), e che , come osserva Dante, é "figlia del proprio figlio", a sua volta figlio del padre. L'accoglienza e la totale indifferenza al potere e al possesso, che la contraddistinguono, la
collocano a grande distanza da ogni Grande Madre. Maria é colei che dice sì al Padre.

Claudio

Caro Emiliano,
purtroppo, a causa della mia scarsissima cultura cattolica, non conosco assolutamente niente in merito alla Madonna della Medaglia Miracolosa.
Potresti darmi qualche notizia in merito, se vuoi in privato, per non rischiare di essere troppo fuori tema, oppure di indicarmi qualche lettura in merito?

Francesco

Molto interessante. Io conosco un boschetto selvatico qui sopra in una zona dove fanno il presepe vivente in stile francescano. In quel boschetto c'è una piccola statuina della Madonna. Quante volte sono andato lì, tra le querce, a pregare nei momenti di sconforto. Eppure sono sempre, sempre, stato ascoltato, gratuitamente. Poi c'è il Santuario della Lupera, meta segreta della domenica mattina di alcuni amici aspiranti selvatici. In questo santuario c'è un affresco con la Madonna e il bambino e ai suoi lati i selvatici protettori San Sebastiano e credo san Rocco che per i giovani della nostra zona era sempre stato un santo da festeggiare con riti maschili.

Antonello

Ho il massimo rispetto, stima e anche amore per Maria e con lei per tutte le donne sacre.
Quello che non riesco però a condividere è la presenza, per un uomo, di una religione al cui centro ci sia una donna.
Non vorrei risultare superficiale o sessista, ma credo che soltanto il padre (per gli atei), o Dio (per i credenti), possano rappresentare la completezza del corpo e dello spirito di un uomo.

Fabio

Ciao Fabio,
tranquillo... il tuo problema lo ebbi anche io alcuni anni fa. Col tempo credo di essere riuscito a mettere ben a fuoco il problema. Maria è l'esempio di donna perfettamente obbediente a Dio padre (elemento maschile almeno per noi terrestri) e poi è madre del Cristo! Se Dio che è il padrone e il creature di tutto ha voluto incarnarsi in Maria... allora dobbiamo fidarci di Lui! E poi Maria SS. è IL VERO MODELLO DI DONNA! Beato chi riesce a trovare una donna simile a MARIA SS: , è una vera benedizione dall'alto... NB. da non confondere la Madonna del Cielo con la madonna cantante.... che differenza abissale eh? Oro e piombo sono l'opposto, come il giorno con la notte! La mia idea è che tra Dio e noi ci sia (a causa del peccato) un abisso immenso, ma per Sua grazia è stato colmato con i Profeti, i Santi, gli Angeli, con gli Arcangeli con Gesù e... con Maria. Come noi uomini dovremmo essere simili al Cristo, così le donne a Maria...

Emiliano

Anche a Maria, dovremmo essere simili (il femminile l'abbiamo anche noi) con la sua capacità di accogliere l'altro, e lo Spirito.

Claudio

Ciao Massimiliano, infatti Maria SS. è una tenera madre e protegge i suoi figli, ma non li iperprotegge, ossia Lei è comunque obbediente alla Volontà Divina... La crocifissione del Figlio Suo è una dimostrazione di come Ella sia stata obbediente e si sia guadagnata la palma del martirio (anche se non morì fisicamente) insieme a Cristo. Non a caso sulla Medaglia Miracolosa si vedono 2 Cuori: quello di Cristo coronato di spine e quello di Maria SS. trafitto da una spada ed in comunione con la sofferenza della CROCE.

Emiliano

Emiliano, anche Giuseppe però come innocenza e fiduciosa disponibilità, assenza di risentimento, ha dato un grande esempio. Senza nulla togliere alla Medaglia miracolosa sarebbe bello avere anche Giuseppe sempre al collo.

Antonello

Io ho un Tau e la Medaglia Miracolosa al collo... Sono segni della Misericordia di Dio che si può esprimere sotto varie forme, ma che alla fine sono strade che portano tutte a Dio. Nel mio caso sento che per me hanno contribuito San Francesco e Santa Chiara di ASSISI ed ultimamente la Madonna della Medaglia Miracolosa. Tuttavia sappi che tutti i giorni faccio la preghiera anche a S. Giuseppe... Effettivamente è una figura poco approfondita e su questo mi trovi molto d'accordo!!! Mi ci sto rivolgendo anche nel caso dei padri che oggi come oggi, sono in crisi a causa di una pessima cultura della morte!

Emiliano

Nel mio ultimo libro ci sono ampi paragrafi su Giuseppe, in cui mi sono giovato di un testo del Papa , citato in nota,, segnalato in lista da Max Fiorin, che é un noto giuseppologo. Sul sito della lista dovrebbero esserci sue ottime mail su Giuseppe.

Claudio

Ciao a tutti,
tra i vari scritti di questi giorni ricorrono quelli legati a Maria ecc.
Senza polemica alcuna, vorrei testimoniare cha a 18 anni avevo cuore, nel senso che "l'aspirazione all'ideale" era forte nella mia vita. Mi rattrista che altri si siano persi questa occasione: preferisco pensare (e mi auguro) che l'accenno ai 18 anni fosse semplicemente legato ad una certa forma di ideale. Ed in questo caso concordo sulla condivisibilità o meno del medesimo.
Tornando a Maria, Giuseppe, miracoli, ecc. Vorrei evidenziare "altri possibili punti di vista" e forse "altre possibili interpretazioni". Le religioni fondano i propri riti e miti sulla civiltà circostante.
Banalmente basta ricordare "il giorno di riposo", la "dieta povera di alcuni cibi", ecc. come via per migliorare il benessere quotidiano delle persone.
Giuseppe pare essere quello che oggi si definisce come "padre adottivo".
Genitore adottivo e già posizione difficile per qualsiasi essere umano. Uomo o donna che sia.
Ancor di più quando questo è unilaterale (in questo caso solo il padre). Rafforzato dalla deificazione del padre genetico che la religione cristiana dice essere sopranaturale (vedi Spirito Santo).
La figura del padre (adottivo), è lì lontana dalla forma di padre della Grecia classica, visto nella forma di maestro.
Venendo a Maria, occorre ricordare quanto sia il cattolicesimo, e non il cristianesimo, fortemente legato alla figura di Maria (le chiese dedicate a Maria sono molto più concentrate nelle regioni europee storicamente cattoliche).
A sua volta evoluzione di Eva, soprattutto nell'interpretazione di sottomissione/devozione.
Basta uno sguardo rapido alla pittura dal Beato Angelico a Giotto, ecc. per vedere solo Madonne e madri devote ai bambini.
Una forma di idealizzazione. Ma anche una forma di imposizione di un "modo d'essere atteso" o se vogliamo richiesto alle donne.
Sempre restando nell'esempio pittorico, occorre attendere il Caravaggio per vedere un ritorno (rivoluzionario) alla realtà nella sua pienezza. E soprattutto con le sue doppiezze.
Per concludere la proposta di diversi punti di vista, vorrei suggerire la rilettura di un classico "Lo strano caso del dr. Jeckil e di Mr. Hyde" - soprattutto dell'ultimo capitolo, dove Jeckil diviene io-narrante della doppiezza - ed aggiungere la contrapposizione Eva/Lilith.

Mario

Oppure quello di Maria è solo stato un modo intelligente di coprire un adulterio, con risvolti imprevedibili..
(ma forse è meglio limitarsi a scherzare con i fanti.) Ma proprio per questo, nella vicenda di Giuseppe e Maria,
si può vedere, tra le altre cose, una grande vicenda di Perdono/Espiazione (quel meccanismo così ben descritto in "Puer aeternus" di Hillman, nel primo saggio "Il tradimento"): un confronto con il dolore supremo che a volte porta alla distruzione e alla morte, e in rari casi come questo, alla Santificazione.
E Giuseppe è colui che perdona, che fa partire il meccanismo virtuoso, e questo lo rende (con il suo dolore e con la sua umiltà priva di rassegnazione, se non relativa all'amara, e forse tardiva, comprensione
della realtà delle cose umane) un esempio di quello che dovrebbe essere un Uomo (almeno per me).

Massimo

Ci sono cose che anche la più fine mente umana non saprà mai spiegarsi! Chi aspira ad essere sapiente, è bene che lo faccia tenendo presente di essere nulla davanti a Dio. E chi si vanta, si vanti nel Signore che è la fonte di ogni bene! Quanto a Maria per chi è Cattolico, deve essere considerata Santa ed Immacolata! Guai per un vero Cattolico mettere in dubbio un dogma di fede! Dove l'umana comprensione non arriva, arriva invece la FEDE che richiede umiltà. L'uomo di fronte a Dio è un niente! I ragionamenti sono leciti, l'intelligenza e la mente ce le ha donate Dio per farle funzionare, ma attenzione a non andare oltre... per questo serve la FEDE, credere che sei bisognoso di tutto... non a caso Cristo si è fatto uomo e bisognoso. I discorsi troppo pompati ed intelligenti nella forma, non servono alla salvezza! Ricordiamo il tremendo discorso che Gesù fece ai farisei: "le prostitute e i pubblicani vi passeranno davanti!". Eppure i farisei erano sapienti, pagavano le tasse, erano stimati dal popolo! Le prostitute e i pubblicani? Guai a chi si scandalizza! Se lo dice Gesù dobbiamo crederci, magari pian piano, ma chi vuole essere credente sul serio, deve farlo.
Se ci sono persone che non la pensano così, le rispetto perché libere, ma preferisco non parlarne più!
Saluti!

Emiliano

Veramente non credo che la contrapposizione di Eva a Lilith sia una questione di punti di vista.
Non e' una novità che il racconto biblico della creazione, fin dalla redazione jahvista (la più antica) si ispiri alla mitologia sumerica e assirobabilonese.
Il che non toglie molto alla storicità del racconto, dal momento che si tratta piu' che altro di una questione di stili letterari e di capacità espressive.
Il primo redattore di Genesi 1-11 era con ogni probabilità impregnato della cultura mesopotamica e non possedeva strumenti espressivi autonomi, e questo spiega la dipendenza dalla tradizione sumero-babilonese della forma espressiva che e' stata usata.
Ma soprattutto, si ritene che nell’ambiente e nell’epoca in cui furono redatti i primi documenti scritti di Gn 1-11 le storie relative alle origini dell’umanità venissero abitualmente trattate attraverso canovacci che affondavano le radici nella tradizione mesopotamica, costituenti un vero e proprio genere letterario ad hoc.
La contrapposizione tra l'ambiente in cui e' nato il mito di Lilith e la tradizione ebraica di Eva non dipende tanto da diverse concezioni della donna: i motivi di contrapposizione erano assai più pregnanti.
Tanto per cominciare, la distinzione sessuale tra esseri viventi nella mitologia mesopotamica è ancora precedente al mito di Lilith/Eva.
Infatti quella sumerica è una mitologia molto antropomorfica, dove gli dei preesistono agli uomini e sono anch'essi sessuati. Anzi, come gli uomini essi lavorano con fatica e sono persino i primi autori del male.
Per evidenziare i capisaldi della teologia sumero-babilonese può essere utile rifarsi alla trama dell'Enuma Elis, il poema della creazione, composto in onore del dio Marduk di Babilonia.
Questo poema veniva recitato durante le celebrazioni liturgiche del primo giorno dell’anno, che, inaugurando il nuovo anno, commemoravano l’origine dell’universo.
Secondo l'Enuma Elis prima che esistesse ogni cosa esisteva il caos, rappresentato sotto forma di due elementi sessuati: Apu, le acque dolci che si trovano sotto la terra, e Tiamat, le acque marine. Queste acque in origine erano fuse insieme, e da esse derivano gli dei che presiedono alle varie parti dell’universo.
Dice il poema: "Quando in alto i cieli non avevano ancora nome, e in basso la terraferma non era ancora designata, Apu, il primo, il loro procreatore ... e Tiamat, che li genera tutti, le loro acque erano confuse insieme! ... Allora furono fatti gli dei ..."
Quindi scoppia un conflitto fra gli dei primordiali, dell’universo caotico, e gli dei giovani, dell’universo ordinato. Tiamat, al fine di distruggere tutta la propria discendenza, crea delle nuove divinità mostruose. Il capo di questo esercito di dei si chiama Kingu. Gli dei giovani eleggono come capo supremo Marduk, il dio di Babilonia.
Marduk uccide Tiamat, la fa a pezzi e con le sue membra realizza le diverse parti dell’universo, e colloca nel cielo gli astri che determinano il destino.
Poi sconfigge tutti gli altri dei nemici. Per legge di guerra, tutti questi dei avrebbero dovuto diventare schiavi dei vincitori, oppure essere uccisi. Ma, per equa decisione di Marduk, viene ucciso solo Kingu, mentre gli altri vengono perdonati.
Solo con il sangue di Kingu viene formato l’uomo, di modo che gli uomini sostituiscano gli dei vinti al servizio degli dei vincitori:
"Quando Marduk ode le parole degli dei, il suo cuore lo spinge a creare un capolavoro. Egli comunica ad Ea (il dio artigiano) la parola della sua bocca, gli confida ciò che ha meditato in cuor suo: Voglio impastare del sangue, modellare un'ossatura. Voglio dar vita ad un essere che avrà nome Uomo ... Sarà incaricato del servizio degli dei, affinché siano soddisfatti ... Essi saranno onorati insieme, ma divisi in due gruppi ... Essi (gli dei) incatenarono Kingu e lo immobilizzarono davanti ad Ea. Gli inflissero il castigo recidendo le sue arterie. Col suo sangue Ea creò l’uomo; lo incaricò del servizio degli dei, affinché essi fossero soddisfatti" (da Enuma Elis, Tavoletta 6).
Secondo questa tradizione gli dei, quando creano l’uomo, riservano per sé il privilegio dell’immortalità, e stabiliscono un limite alla vita dell’uomo. Contro questa legge generale, frutto di una volontà comune di tutti gli dei, i singoli dei non possono nulla.
Da quanto sopra si capisce che il racconto biblico, per quanto possa avere nelle forme espressive punti di contatto con la tradizione mitologica mesopotamica, da un punto di vista contenutistico c'entra molto poco.
Dal che se ne desume che Lilith non e' di certo una figura complementare e opposta ad Eva, anzi si limita ad essere una delle tante eroine che popolano i diversi miti sulla creazione dell'ambiente sumero-assirobabilonese.
Anzi, la narrazione ebraica sulle origini dell'umanità è proprio contrapposta e polemica, quanto a contenuti, rispetto alla mitologia di cui sopra.
E questo riguarda anche la creazione e la funzione della donna rispetto all'uomo.
Possimao infatti dire che le convinzioni sottese all'Enuma Elis e a tutta la mitologia di quella cultura (compreso il famoso mito di Atrahasis e l'ancora più famoso poema di Gilgamesh, dove c'e' la prima narrazione mitica del Diluvio e dell'Arca di Noe') sono le seguenti:
1.Politeismo.
2.Antropomorfismo: gli dei sono concepiti alla stregua degli uomini, con passioni e debolezze. Lavorano con fatica. Sono i primi autori del male.
3.Panteismo animista: il mondo e' costituito dalle membra della dea primordiale, una parte della quale forma il cielo e l’altra la terra. Gli astri sono anch’essi pezzi di divinità.
4.Pessimismo cosmico: il mondo, così com’e', e' la conseguenza di una lotta fra gli dei, quindi porta in sé il segno del male e della violenza.
5."Schiavismo" antropologico: l’uomo è stato creato per sostituire gli dei vinti come schiavo degli dei vincitori, servendoli col lavoro materiale. Il mito di Atrahasis dice che l’uomo è stato fatto "perché prenda la zappa e la cesta al posto degli dei".
6.Mortalita' naturale dell’uomo. Questa convinzione, comune a tutti i poemi sumerici, ha lasciato una traccia anche in Gn 3,22 ("Ecco, l’uomo e' diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male. E ora, egli non stenda la sua mano e non prenda anche dell’albero della vita, così che ne mangi e viva in eterno!"): si tratta, probabilmente, di una emersione casuale del racconto sumerico utilizzato come canovaccio.
Se rileggiamo il racconto biblico della creazione, ci rendiamo conto che, utilizzando probabilmente come canovaccio un racconto sumerico preesistente e riadattandolo, fornisce però idee che sono diametralmente opposte:
1.Monoteismo: Jahvé è l’unico Dio, non vi e' altro Dio al di fuori di Lui.
2.Santita' di Dio: Dio non condivide con gli uomini passioni e debolezze. Egli e' "separato" (santo) dal mondo degli uomini. Egli non e' responsabile del male: il male trova la sua causa nel peccato dell’uomo. Egli non lavora, ma con la sua volontà (o "parola") crea ogni cosa senza sforzo.
3.Distinzione reale fra Dio e la creazione: non vi e' nulla di anteriore a Dio (nè caos, né divinità primordiali); il mondo è opera sua.
4.Ottimismo cosmico: il mondo è buono, perché è uscito tale dalle mani di Dio; è il peccato dell'uomo che ha introdotto il male nel mondo, sconvolgendo l’ordine che Dio aveva assegnato alle cose.
5."Regalità" dell’uomo: l’uomo è stato creato signore e re della creazione, che egli nomina (Gn 2, 19-20); la sua sottomissione a Dio è morale e volontaria, perché presuppone la libertà.
6. Immortalità originaria: l’uomo è stato creato immortale (cfr. Gn 3,3: "Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"), e ha perso l’immortalità come conseguenza del peccato (cfr Gn 3, 19: "Tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!").
Diverse di queste idee saranno successivamente ripetute con più forza nel più recente racconto sacerdotale della creazione (Gn 1,1-2,4a): tuttavia sono già contenute in quello jahvista.
La contrapposizione con le idee dominanti nel mondo sumerico è così frontale che il racconto della Genesi appare proprio come uno scritto polemico, che utilizza gli elementi usuali nella cultura sumerica proprio per mettere il risalto idee nuove e rivoluzionarie.
Morale: Eva con Lilith non c'entra proprio un piffero.
Se interessa comunque anche la figura di Eva ha una dipendenza letteraria sumerica: nel mito di Dilmun si racconta che la dea Ninhursag, per guarire il dio Enki dai malanni che gli aveva provocato lei stessa con le sue maledizioni, crea per ogni malanno un dio o una dea guaritrice.
La dea creata per guarire il costato di Enki si chiama Nin-Ti, che in sumerico significa "signora della costola". Ma “Ti” in sumerico significa anche “vita”.
Eva viene tratta dalla costola di Adamo, ma in Gn 3, 20 viene chiamata "madre di tutti i viventi".
Ciò suggerisce l’ipotesi (che peraltro finora non e' stata comprovata) che un’originaria fonte sumerica del racconto biblico dicesse che Eva fu tratta dalla "vita" di Adamo, poi tradotto dal sumerico in ebraico "costola". In ogni caso, l’accostamento costola-vita appare tipicamente sumerico, per l’identità del vocabolo che designa entrambe.
Con questo vi saluto e vado a prendere un caffè perché mi avete fatto saltare il pranzo :-)

Max

Caro Max,
ho letto con piacere la tua lettera, che mi ha, senz'altro, dato motivi di riflessione. Soprattutto sulla ricostruzione storico-religiosa.
Ma il motivo di quanto ho scritto non è tanto quello, ma quanto il "modello simbolico" che vale oggi.
Mi chiedo:
Perché Lilith è stata depennata ?
Qual è il suo nesso con la "grande madre" ?
Sono esse archetipi ?
Non è forse facile e consueto "rimuovere" il lato oscuro ?
Gli argomenti sono tanti: ma per il maschio, quanto è "contenibile e gestibile" la relazione con il lato oscuro del femminile, con la sua capacità fisiologica del multi-orgasmo ?
Quanto paura arcaica di castrazione, per una vulva ? che se vista pessimisticamente è famelica.
Quanto timore del limite maschile, nell'erezione che fisiologicamente schema?
Quanta e quale consapevolezza occorre al maschio per accettarsi nei propri limiti ? e dove trovare la certezza della propria capacità di dono?
(il selvatico è una via)

Mario

”Mi chiedo:
Perché Lilith è stata depennata ?”
Da chi?
“Qual è il suo nesso con la "grande madre" ?
Sono esse archetipi ?
Non è forse facile e consueto "rimuovere" il lato oscuro ?”
Il problema e' per gli psicanalisti junghiani, io non saprei proprio.
“Gli argomenti sono tanti: ma per il maschio, quanto è "contenibile e gestibile" la relazione con il lato oscuro del femminile, con la sua capacità fisiologica del multi-orgasmo ?”
Personalmente me la gestisco abbastanza bene.
Per il resto non saprei, non credo nel pansessualismo, secondo me ci sono svariate cose che contano di più nella vita.
”Quanto paura arcaica di castrazione, per una vulva ? che se vista pessimisticamente è famelica.
Quanto timore del limite maschile, nell'erezione che fisiologicamente schema?”
Io non mi sono mai impaurito davanti alla vulva, semmai è quel che ci sta intorno che spesso mi ha dato dei problemi.
Suggerisco, come fanno i selvatici, un ritorno di consapevolezza fallica.
”Quanta e quale consapevolezza occorre al maschio per accettarsi nei propri limiti ? e dove trovare la certezza della propria capacità di dono?”
Suggerisco, come è noto, il Padre Nostro: et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris.
Bisognosi di perdono, capaci di perdonare.

Max

Prima questione: da chi ?
Quanti Italiani sono a conoscenza di Lilith?
Dove l'educazione consueta ne accenna ?
Per quanto riguarda i consigli: grazie, ma non erano richiesti.
Per quanto riguarda il Padre Nostro: non sono d'accordo.
Qui non si tratta di debiti e di perdono: quale debito ? perdono per quale colpa?
Non vedo alcuna colpa: altrimenti ricadiamo in una lettura cattolica.
E di fronte alla paura, non credo che la Fede sia la risposta idonea.
Forse, dopo un percorso, solo uno tra i possibili arrivi.

Mario

Questo che dice Max sul Carmelo deve essere molto vero, e lo devo approfondire...infatti ho regalato il libro sul Padre a mio cognato che insegna religione e partecipa al movimento laicale carmelitano che ha sede a Brescia ma è molto presente anche a Treviso, e lui mi ha detto che ha trovato moltissimi punti di contatto tra i contenuti del libro sul padre e la loro esperienza. Adesso dobbiamo scrivere una recensione per la loro rivista..........ma devo prima sentire Claudio.

Paolo

Caro Emiliano,
quel "se lo dice Gesù dobbiamo crederci" avrebbe il senso che sembri dargli solo se il cristo fosse ancora nei paraggi. Si tratta ovviamente solo del mio pensiero, nessun dicta, nessun dogma.
E per giunta non è affatto sicuro, ora come allora, che saremmo in grado di riconoscerlo. Io non ne sono sicuro, per me intendo. Tu credi che lo riconosceresti..........? E, lasciando tutto ciò che hai, ma soprattutto tutto ciò che sei, saresti in grado di seguirlo, ne avresti, ne avremmo il coraggio ??
E non sarebbe il coraggio di seguire il Gesù Cristo che oggi tutti conosciamo (un po’ indirettamente ma d'altronde........)
bensì quello di affidarsi (come accadde allora per i discepoli) ad un perfetto sconosciuto, per nulla popolare, per nulla accattivante, assolutamente rivoluzionario (ops ! Armando non l'ho fatto apposta:-)).
"Ma chi vuol essere credente sul serio, deve farlo".
Perdonami, non credo di capire, o forse si.......... e che ho paura che il cammino della fede sia serio anche per chi non aderisce propriamente a questo modo di pensare, suppongo che il problema della fede sia importante perfino per chi al Cristo non crede affatto.
C'è, come posso dire.............."un'orfanezza di fondo" che accompagna tanto l'ateo, quanto l'agnostico oppure il credente che si sente ancora separato dall'Altissimo, il fedele.....piccolo che cerca di barcamenarsi con quello che ha e tra quello che sente e/o che gli consigliano di sentire.
Mi sembra che tu sia carico, ....diciamo ricco, di ancoraggi. Per te, forse, è un bene, sono felice che tu abbia trovato la forza che dimostri nel tuo rapporto con Dio o con Maria. Deve essere stata un grandioso sostegno nel tuo cammino. Enorme. In giro, d'altronde, c'è qualcuno che, non solo non ha tutto questo, ma fatica ad orientarsi perché, per alcune esistenze, il cielo tarda a rispondere.
" Se ci sono persone che non la pensano così, le rispetto perché libere, ma preferisco non parlarne più! Saluti!"
Eppure parlarne, ed essere pronti a subirne la ferita che potrebbe derivarne, perfino ad essere grati per quella ferita sarebbe rivoluzionario...................oh no ?
D'altronde se ci imbattiamo in qualche naufrago un po’ di sete e di nervosismo sarebbe legittimo aspettarselo.
Vagare nel mondo e sentirsi soli, "orfani" senza medaglie, senza tao, senza simboli, senza un nome da gridare, senza un "abba" da urlare al cielo nei momenti in cui solo il cielo sembra abbastanza grande da contenere il vuoto che senti dentro, non deve essere affatto semplice.
Certo che esistono persone che non la pensano così, ma rispettarle basterà....??......a loro intendo.
Forse (e lo dico a Gino molto più che ad Emiliano) dovremmo imparare dai "rivoluzionari" e sostituire il rispetto con .......................qualcosa di assolutamente rivoluzionario......................
con l'affetto di cui gli ex naufraghi sono capaci, ti saluto.

Gino

”suppongo che il problema della fede sia importante perfino per chi al Cristo non crede affatto.”
credo anche io, comincio a pensare che sia impossibile vivere la pienezza della vita (e goderne in serenità) senza potersi "affidare"
”In giro, d'altronde, c'è qualcuno che, non solo non ha tutto questo, ma fatica ad orientarsi perché, per alcune esistenze, il cielo tarda a rispondere.”
e finché non si orienta il cielo non risponderà, temo,

Guido

e se Lilith rappresentasse "semplicemente" l'altro aspetto del femminile? la sua ombra, il suo lato oscuro e divorante (non per caso l'astro "assorbe" la luce e l' energia del sole), che il principio maschile luminoso deve conoscere ed entrarci in contatto per gestirlo e governarlo ma da cui non deve farsi annientare?

Armando

”Prima questione: da chi ?
Quanti Italiani sono a conoscenza di Lilith?
Dove l'educazione consueta ne accenna ?”
Se e' per quello credo che nell'educazione consueta non si accenni molto neanche al mito di Ea, Kingu e al poema di Gilgamesh.
“Non vedo alcuna colpa: altrimenti ricadiamo in una lettura cattolica.
E di fronte alla paura, non credo che la Fede sia la risposta idonea.
Forse, dopo un percorso, solo uno tra i possibili arrivi.”
Nella lettura cattolica non si può ricadere.
Ci si può semmai arrivare.

Max

Ciao Gino, è vero quanto dici, riguardo che Gesù è un vero rivoluzionario! Lo dimostra il fatto che se provo a parlarne in famiglia, al lavoro, con gli amici o nei gruppi, non lascia indifferenti. Ti dico la verità: La prima e vera rivoluzione la dobbiamo avere i noi stessi. Ti testimonio, e me ne prendo la responsabilità, che io in prima persona, quando ho creduto e fatto entrare ciò che materialmente è invisibile e non per questo non concreto, la mia stessa vita ha subito una rivoluzione bellissima! Dopo che sono stato rivoluzionato, sono stato molto bene... credimi! Ho sofferto moltissimo nella mia vita, te lo posso garantire... il mio di padre a differenza di ciò che giustamente Claudio scrive sul suo ultimo libro riguardo la mancanza della "ferita" da parte dei padri odierni, il mio mi ha ferito moltissimo e ne sono rimasto distrutto. Tuttavia le mie ferite ora sono state sanate dalla "dolce rivoluzione", che non si trova nelle piazze con i G8, Girotondini, etc., ma è silenziosa. Non per questo meno efficace, tutt'altro... è dirompente ed indescrivibile. Quando non voglio parlare nel gruppo di Cristo, non è per viltà o per paura di ferite, ma per paura che in un gruppo, visto che il tema è tutt'altro, venisse offeso... capisci? Non per mancanza di stima verso uno di voi! Ma per rispetto, almeno per chi ci crede. Se uno non ci crede in Lui, non ci sarebbe bisogno di parlarne... Saluti e cordialità!

Emiliano

"e se lilith rappresentasse "semplicemente" l'altro aspetto del femminile? la sua ombra, il suo lato oscuro e divorante (non per caso l'astro "assorbe" la luce e l' energia del sole), che il principio maschile luminoso deve conoscere ed entrarci in contatto per gestirlo e governarlo ma da cui non deve farsi annientare? "
concordo, e aggiungerei: nella consapevolezza che parte della sua energia verrà comunque assorbita per la sua (di lei) sussistenza in un gioco reciproco in cui anche l'ombra maschile riceve parte di energia dal femminile:insomma un gioco a quattro in cui le luci giocano con le ombre. Non ho alcun argomento specifico da portare a supporto di quanto sopra, semplicemente mi piace immaginarla così.
L'orizzonte portato dalle medaglie, quelle già esistenti e quelle di prossima coniatura, mi piace. Lontano, non distinguibile, si immagina una landa rassicurante con un porto per l'approdo. Per organizzare un viaggio, in solitaria, verso questa landa sconosciuta bisogna attrezzare un imbarcazione sicura, conoscere la forza dei venti, sfidare i marosi, dotarsi di una valida bussola e studiare bene le stelle del cielo di notte per orientarsi. Chissà, ora che mi ha ripreso la fregola dei viaggi, che non diventi una meta.
A Massimiliano che si spende sino a saltare il pasto , nel rigraziarlo, dico che gli fa anche bene, stante la sua costituzione, che , se non rigorosamente curata, può tendere alla pinguedine. Grazie anche a Emiliano, che la barca sembra averla costruita solidamente.

Michele

Mi piace la metafora del viaggio in mare.
Per molto tempo mi sono sentito come un navigante in mezzo al mare, molto spesso in burrasca, qualche volta in bonaccia. Alle spalle un porto sicuro, accogliente. Di fronte l'ignoto.
Il carattere decisamente materno di quel porto è evidente.
Come Parsifal, ho sentito il bisogno di andarmene via, ma senza saper dove andare e ancora con la nostalgia di quello che avevo lasciato e a cui facevo di tanto in tanto ritorno (le donne che ho avuto e poi lasciato...)
Ora il mare è sempre in burrasca o in bonaccia, ma la mia nave è più solida e lavoro costantemente per riparla e migliorarla per meglio fronteggiare le situazioni che mi si presentano di volta in volta. Addirittura oso anche abbellirla per starci più comodamente e con più piacere.
Ma quello che è cambiato radicalmente è che ora c'è una direzione, un senso, anche se la rotta non è definita e deve essere tracciata via via a seconda delle condizioni del tempo e del mare, della mia barca e di me che la guido.
A quel porto di partenza, che ricordo con piacere, non desidero più ritornare: mi accompagnerà forse una graziosa barchetta che condividerà la mia stessa strada.
Certo, per alcuni tratti, mi accompagneranno, e mi accompagnano, possenti velieri che mi aiuteranno a tracciare la rotta, a rafforzare la barca.
....e forse quella meta, il senso di questo viaggio sarà il viaggio stesso....
Scusate lo sproloquio

Francesco

Mi sembra che la tua immagine di luci che giocano colle ombre in un continuo reciproco scambio, renda bene l'idea, caro Michele. E' certo che il maschio teme l'aspetto oscuro , risucchiante del femminile, come la donna teme la luce accecante del maschile, di cui anche l'aggressività è un aspetto. Si teme ciò che è, nella sua essenza, altro dalla nostra. Lo si teme ma ne siamo attirati fatalmente. Il pericolo di perdersi esiste, ma senza non c'è vita. E ciò vale per tutti.
E' inutile che la Negri insista sul rifiuto di Lilith di fare l'amore "sotto", come rivendicazione dell'autonomia femminile. E' soltanto la rimozione di una pulsione istintuale profonda, parallela alla rimozione maschile degli aspetti oscuri del femminile e la loro sublimazione in Maria. Penso che, nel maschio come nella femmina concreti e reali, coesistano sfaccettature diverse che devono essere conosciute e ri-conosciute. Che poi lo sforzo di ciascuno debba indirizzarsi all'integrazione ed alla gestione della complessità, è fuori discussione.
Il Cristo, figlio della Vergine, accoglie la Maddalena.

Armando

Parlaci pure di Cristo, Emiliano. Io non mi posso definire credente nell'accezione comune del termine, e per questo mi sono finora astenuto dall'intervenire nella discussione sul culto di Maria. Ma ciò non significa che non sia interessato o peggio che mi venga la tentazione di deridere o offendere nessuno. Sono convinto che comunque la si pensi, i temi del sacro e della fede non possano essere elusi o rimossi, pena il depauperamento della vita.

Armando

Ho l'impressione che non tutti abbiano ben compreso come funziona il rapporto con il Cristo, dal momento che si sta a parlare di ricerche, di cammini, di percorsi, di cielo che non risponde, di pluralità di strade da seguire e di orfanaggi.
Intanto bisognerebbe tenere presente, a mio parere, che non siamo noi a cercare Lui ma e' il contrario.
Dice l'Apocalisse, al terzo capitolo, nell'indirizzo alla chiesa di Laodicea (la quale - sia detto per gli antiamericani, era all'epoca città di particolare prosperità per le industrie e il commercio): "Tu dici: "sono ricco; sono diventato ricco, non ho bisogno di nulla"; e non ti accorgi che proprio tu sei il più infelice ... Ti esorto a comperare da me oro raffinato nel fuoco, con cui arricchirti davvero ... quelli che amo, li rimprovero e li castigo. Affrettati perciò a convertirti. ECCO, IO STO ALLA PORTA E BUSSO. Se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me".
Quindi, non sono i nostri cammini, percorsi, ricerche, ritorni di consapevolezza, seghe mentali (soprattutto queste ultime), che ci possono portare o meno al Cristo, ma è Lui che sta alla porta e bussa.
E se lo si fa entrare Lui non verrà a darci una protezione feudale, ma proprio a "cenare con noi", che e' allegoria della vita sacramentale e della grazia, ma e' anche espressione di una paritarietà di rapporti, di un'intimità amichevole, di una quotidiana condivisione.
Non un rapporto padre-figlio, perché al Padre si viene ricondotti da Lui e con Lui, ma proprio un rapporto amichevole e paritario.
Quindi non c'é molto da stare a ricercare, percorrere e interrogarsi, bisogna solo aprire la porta, il che ovviamente comporterà un ingresso in casa nostra dove si troveranno stoviglie sporche, panni lasciati in giro e immondizia nascosta sotto al tappeto, ma questo non toglie che poi Lui "cenerà con noi e noi con Lui", e non si farà servire a tavola.
Poi vi è anche l'ipotesi per cui se si continua a non aprire la porta a un certo punto Lui smetta di bussare. Come diceva S. Agostino "timeo Dominum transeuntem et non revertentem", temo il Signore che passa ma non ritorna. Ma quello è già un altro discorso.

Max

Ok Massimiliano, mi hai dato un'idea.
Da stanotte dormo con la porta aperta :(in campagna, me lo posso permettere). Alla faccia delle fobie occidentali sui ladri cattivi che tanto se vogliono entrare, entrano comunque.
In questo clima di "chiusura", il rischio è che tra le migliaia (?) di ladri immaginari che entreranno non vorrei perdermi l'entrata di Gesù.
Chissà che non mi aiuti ad aprire anche il cuore.
Grazie,

Fabio

“Ho l'impressione che non tutti abbiano ben compreso come funziona il rapporto con il Cristo, dal momento che si sta a parlare di ricerche, di cammini, di percorsi, di cielo che non risponde, di pluralita' di strade da seguire e di orfanaggi.”
Max, parlare di fede con te comincia a diventare esilarante.
Non indorare la pillola.....se pensi che io non abbia capito "come funiziona il rapporto con il Cristo" puoi dirmelo senza girarci intorno, ho le spalle forti, resisterò. Gli "orfanaggi" come li chiami tu, sono dolorosi ma hanno il grande vantaggio di forgiarti l'anima e qualcos'altro.
Mi spiace non averti conosciuto qualche anno fa, quando nessuno sapeva indicarmi "il come". Avrei avuto bisogno di qualcuno che "sapesse come si fa" a sintonizzarsi.
“Intanto bisognerebbe tenere presente, a mio parere, che non siamo noi a cercare Lui ma e' il contrario.”
A differenza di te, io non posso far tener presente nulla agli altri, perché come spiegavo, per quello che ho potuto osservare nella mia breve esperienza di vita, la fede è un percorso individuale. Quindi io posso condividere il mio percorso e, nel farlo, posso partire (anzi sarebbe quasi meglio farlo) dal presupposto che quello degli altri potrebbe essere assolutamente diverso,perfino antitetico. Non per questo meno vero, non per questo masturbatorio, non per questo meno giusto o poco "figo".
Per quanto abbia vissuto periodi in cui mi illudevo di cercarlo devo ammettere di essere giunto alla tua stessa conclusione e cioè che noi non cerchiamo un bel niente. D'altronde penso che neppure Lui ci cerchi, (e qui i nostri pensieri divergono ancora) penso piuttosto che Lui semplicemente "E'" sempre ed in ogni luogo. Il mio vagare non era altro che un tentativo, ingenuo, di sintonizzarsi e, per anni, non ho compreso che il muoversi tanto nello spazio quanto nelle idee, non mi sarebbe servito a tornare a Lui. Ma,.... evidentemente, per il tipo di uomo che sono, per il mio tipo psicologico, quello era il cammino necessario. In verità Lui è sempre "stato", quello che cambiava era la mia disponibilità all'ascolto, e spesso la mia capacità di lasciare andare i miei percorsi razionali e sintonizzarmi con Lui.
“Dice l'Apocalisse, al terzo capitolo, nell'indirizzo alla chiesa di Laodicea (la quale - sia detto per gli antiamericani, era all'epoca città di particolare prosperità per le industrie e il commercio): "Tu dici: "sono ricco; sono diventato ricco, non ho bisogno di nulla"; e non ti accorgi che proprio tu sei il più infelice ... Ti esorto a comperare da me oro raffinato nel fuoco, con cui arricchirti davvero ... quelli che amo, li rimprovero e li castigo. Affrettati perciò a convertirti. ECCO, IO STO ALLA PORTA E BUSSO. Se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me".
Quindi, non sono i nostri cammini, percorsi, ricerche, ritorni di consapevolezza, seghe mentali (soprattutto queste ultime), che ci possono portare o meno al Cristo, ma e' Lui che sta alla porta e bussa.”
Max sei incredibile.
Anche supponendo che tu abbia sempre creduto in Dio ( e posso solo supporlo perché ovviamente non so se è così) dicevo anche partendo da questo............la tua fede non sarà sempre stata uguale a se stessa. Posso ipotizzare, con una certa possibilità di fare centro, che tu abbia passato periodi in cui la tua fede era più lucida, più fervente, altri in cui invece conosceva momenti di debolezza, sconforto difficoltà di nutrirsi di quell'intimo dialogo cui accennavi. Tutto questo delineerebbe un cammino, un percorso, una ricerca che non sarebbe altro che il tuo "Castello interiore" costruito stanza per stanza, negli anni, e con le vicissitudini che accompagnano sempre le vite degli uomini. Sempre che tu non ti senta un' eccezione, nel qual caso.....alzo le mani e mi arrendo.
Allora non capisco perché sembri non riconoscere agli altri la possibilità di arrivare attraverso percorsi diversi.
" ECCO, IO STO ALLA PORTA E BUSSO. Se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me".
"Se uno udendo la mia voce". Io lo trovo un passaggio bellissimo, centrale.
Ci sono stati momenti in cui semplicemente io non sentivo bussare nessuno. Non sentivo, non è che non volessi sentire. Sentire avrebbe reso tutto più semplice..............ma in alcuni periodi della mia vita semplicemente non ne ero capace, non ci riuscivo. Osservavo ma non udivo.
Secondo alcuni sistemi di idee antichissimi, ogni senso è legato agli elementi che compongono il vivere degli esseri umani. Secondo questi sistemi l'udito è legato alle emozioni, alla parte emozionale degli esseri umani, quindi al cuore inteso come centro delle emozioni.
I tipi psicologici che hanno un approccio razionale agli elementi della fede, o che attraversano periodi della loro vita in cui questo è l'approccio prevalente, semplicemente non riescono ad ascoltare, usano il cervello, sezionano,analizzano, ma non sintonizzano il cuore.......non odono. A Dio non puoi arrivare con il cervello. Ora lo so.
Certo che sono state "anche" seghe mentali. Se uno ha un approccio razionale hai un bel da dire ad evitargliele. Il passaggio di quei tipi psicologici è proprio quello di spegnere il cervello. Nel mio caso questo è avvenuto per stanchezza. Non perché il farlo credevo che mi avrebbe portato vantaggio. No........ anzi.....
Chi invece ha un approccio "emozionale" alla fede deve fare un altro tipo di percorso e così via, ad ognuno i suoi passaggi.
"Se continui a fare le cose che hai sempre fatto, otterrai i risultati che hai sempre ottenuto".
Credo fosse Aristotele, non ne sono sicuro....quello che so è che per me fu cosi. Stremato ed ovviamente senza nessun risultato, spensi il cervello credendo che non avrei mai più ritrovato Dio. E da li.........................
“E se lo si fa entrare Lui non verrà a darci una protezione feudale, ma proprio a "cenare con noi", che è allegoria della vita sacramentale e della grazia, ma e' anche espressione di una paritarietà di rapporti, di un'intimità amichevole, di una quotidiana condivisione.
Non un rapporto padre-figlio, perché al Padre si viene ricondotti da Lui e con Lui, ma proprio un rapporto amichevole e paritario.”
Sulla "paritarietà" del rapporto tra noi e Gesù Cristo mi permetto di nutrire qualche dubbio................chiedo alla corte la concessione di un' ultima sega mentale.
“Quindi non c'è molto da stare a ricercare, percorrere e interrogarsi, bisogna solo aprire la porta, il che ovviamente comporterà un ingresso in casa nostra dove si troveranno stoviglie sporche, panni lasciati in giro e immondizia nascosta sotto al tappeto, ma questo non toglie che poi Lui "cenerà con noi e noi con Lui", e non si farà servire a tavola.”
Fatto salvo quanto descritto sull'ovvietà, lapalissiana, elementare, dei differenti percorsi individuali non posso, caro Max, non domandarmi (sapendo aimé di "non poter anelar risposta") cos'è che rende più facile il cammino per l'uno e più difficile per l'altro. Perché c'è chi deve solo aprire la porta e chi, invece, deve salire in cima al Tibet saltellando su una gamba sola, recitando mantra, mangiando insetti, subendo rapine, a volte il martirio ???????? Sto scherzando

Max,..............non del tutto.

“Poi vi e' anche l'ipotesi per cui se si continua a non aprire la porta a un certo punto Lui smetta di bussare. Come diceva S. Agostino "timeo Dominum transeuntem et non revertentem", temo il Signore che passa ma non ritorna. Ma quello e' già un altro discorso.”
Con me ha bussato talmente a lungo e con così tanta amorevole pazienza, che non posso che essere ottimista per tutto il resto del genere umano. Tutti.
P.S. x Massimo
Proprio tutti. :-))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))) !

Gino

Qualcuno ha però detto "Beati gli ultimi, perché saranno i primi nel regno dei cieli" e poi, tutto sommato, neanche Gesù era poi così ottimista (magari con qualcuno di voi ci rivediamo all'inferno, con la sorpresa (per voi) di non trovarmi)

Massimo

A costo di essere accusato di "relativismo" e di altre orribili nefandezze, mi permetto di entrare in una discussione che, in quanto non praticante e non toccato dal dono della fede nel senso comune del termine (seppure da sempre affascinato e inquietato dal suo mistero), "tecnicamente" non mi competerebbe. Penso che non sia così semplice ed evidente capire chi ha risposto alla chiamata di Cristo. Penso che non basti l'adesione formale, ne la convinzione individuale di aver risposto, ne l'imprimatur della gerarchia ecclesiastica. Credo, molto semplicemente, che solo il Cristo può sapere chi effettivamente ha risposto alla sua chiamata. All'uomo, nella sua finitezza, non è dato esserne certo,e sono anche convinto che se per assurdo potessimo "vedere" coi suoi occhi, non mancherebbero sorprese clamorose. Clamorose ai nostri occhi naturalmente, clamorose secondo i nostri criteri di giudizio, umani e finiti.
Quanto alla battuta sugli antiamericani, caro Max, posso dirti solo che "Non c'è peggior sordo di chi non vuole udire".

Armando