L’inquinamento minaccia il genere maschile: è allarme

Secondo uno studio commissionato dalla Chem Trust, un’associazione britannica che si batte contro l’inquinamento, di cui riferisce La Repubblica dell’8 dicembre, l’inquinamento ambientale sta producendo seri danni al genere maschile, animale ed umano.

Responsabili sarebbero 100.000 agenti chimici presenti nei cibi, nei prodotti elettronici, nei cosmetici, nei pesticidi. Il rapporto riunisce i risultati di oltre 250 studi accademici condotti in tutto il mondo, e i dati fanno impressione. Prima di tutto quelli sugli animali: coccodrilli esposti a pesticidi nelle paludi della Florida con basso livello di testosterone e maggior livello di estrogeni, anomalie nei testicoli, pene più corto del normale. Maschi di tartaruga nella regione dei Grandi Laghi con caratteristiche genitali femminili, orsi polari ermafroditi o con ridotta produzione di sperma, daini dell’Alaska ai due terzi dei quali non scendono i testicoli. Ma l’uomo non sembra cavarsela meglio. Una ricerca della University of Rochester ha dimostrato che i bambini nati da madri con un alto livello di ftlato, un acido chimico, hanno maggiori probabilità di avere il pene più piccolo e i testicoli che non scendono, mentre altre ricerche hanno evidenziato una maggior propensione ai giocattoli femminili dei bambini maschi nati da madri esposte ad agenti chimici. In alcune comunità (in Canada, Russia, Italia) inquinate con fattori chimici sospettati di essere causa di cambiamento del genere sessuale, il numero di nascite femminili è il doppio della norma. Se a tutto questo si aggiunge la riduzione generalizzata del numero di spermatozoi, commenta il professor Nil Basu della Michigan University, “ abbiamo prove piuttosto evidenti degli effetti che esistono anche sugli uomini”.
Se leggiamo questi dati insieme con altri: perdita del controllo sul proprio potere riproduttivo, espropriazione del ruolo e funzione paterna, record di suicidi, primato dei morti sul lavoro, espulsione facilissima dalla propria casa e dalla propria famiglia (solo per fare alcuni esempi), viene da chiedersi se il genere maschile si stia avviando al suicidio collettivo. E la risposta è si, se non riprenderà in mano il potere vero, quello su se stesso.
E pensare che in questa situazione c’è ancora chi parla, in malafede, del maschio come oppressore e della femmina come oppressa e bisognosa di speciali protezioni.
Un’altra considerazione si impone: è ben vero che il potere economico e politico risiede ancora in gran parte in mani maschili, ma quello che conta è l’uso che ne viene fatto e gli effetti sulla stragrande maggioranza degli uomini che quel potere non hanno affatto. E poiché quegli effetti sono disastrosi, ne consegue che i maschi di potere sono i peggiori nemici del proprio genere, più ancora delle donne inquinate dal femminismo rancoroso e antimaschile. Essi riservano a sé i privilegi, compresa la disponibilità delle femmine, e inguaiano i propri simili.
Ultima annotazione: l’articolo di Repubblica riferisce quei dati, al solito, con un sottile compiacimento. Ciao maschio, stai diventando una maschia, è l’incipit dell’articolo di Enrico Franceschini, mentre il titolo suona così: Lo smog minaccia la virilità. Adesso il potere è femmina.
Se quel giornale avesse una dirigenza con le palle, avrebbe caziato di brutto sia il giornalista che
il/la titolista. Per stupidità masochista mascherata da ironia o per manifesta incapacità di cogliere il senso drammatico della notizia. Siamo certi che così non è stato. A La Repubblica il tasso di inquinamento è molto superiore alla media.

[15 dicembre 2008]