Morire dal ridere: il femmicanismo
Grande successo di pubblico in Gran Bretagna per il nuovo reality messo in onda dalla BBC:
"Metti tuo marito in riga" (Bring your husband to heel), nel quale alcune signore "addestrano" i mariti con la stessa tecnica con cui vengono "educati" i cani. L'idea, ci spiega Repubblica on line del 2 settembre, è venuta alla sig.a Annie Clayton, di professione, appunto, addestratrice canina, la quale trova che vi sia una affinità di fondo fra i maschi umani e i simpatici quadrupedi. "La questione è che tutto avviene all'insaputa dei mariti, i quali credono di partecipare a un documentario sulla vita di coppia e vengono filmati quando le mogli applicano su di loro le stesse tecniche di addestramento che la signora Clayton normalmente utilizza con i suoi animali."
Nonostante le accuse di sessismo, a cui la BBC ha risposto tentando di buttarla sull'ironia, l'emittente ha deciso, visto il successo di pubblico, di mandare in onda le puntate già programmate.
Dunque donne inglesi, avete un cane in famiglia: vostro padre o vostro marito. Che sarà di voi con queste premesse? Sono più devastanti gli effetti dell'uragano Katrina o quelli della trasmissione della prestigiosa emittente che ha preso sul serio le "idee" della sig.a Clayton e, anzichè buttarle nel cesso come si sarebbero meritate, le ha trasformate in un programma TV?
A differenza di Katrina nessuno si accorge dei danni, nessuna Croce Rossa interverrà e tantomeno nessuna "commissione per le pari opportunità" leverà una voce indignata. Anzi ridono tutte e tutti, da morire.
L'episodio ci suggerisce anche un'altra considerazione sugli esiti della c.d. emancipazione femminile, molto triste per l'altra metà del cielo. Anzichè "uscire allo scoperto" e, finalmente, assumersi in prima persona le proprie responsabilità, molte donne sembrano invece accentuare la tendenza ad agire per linee, diciamo così, interne, attraverso la dissimulazione e l'inganno allo scopo di ottenere vantaggi e potere.
Si diceva che il genere femminile era stato "costretto" ad agire in questo modo a causa dell'impossibilità ad esprimersi liberamente ed in prima persona, dovuta, notoriamente, all' “oppressione maschile”.
Ma ora? Non viene forse messo in scena proprio da donne e per loro esplicita consapevole volontà, davanti a milioni di telespettatori e nella sua forma più esplicita, proprio quel comportamento? dove l'ingegno si riduce a spicciola astuzia strumentale, tesa al vantaggio immediato e l'intelligenza alla misera furbizia dell’inganno? e l’amore al controllo e al dominio indiretto e nascosto?
Quanto al metodo del controllo e del dominio indiretto facendo leva sui condizionamenti istintuali o inconsapevolmente indotti, siamo di fronte alla peggior forma di dominio, alla peggiore e brutale forma di violenza, quella che sfrutta la forza che deriva dall’utilizzo della mancanza di consapevolezza dell’altro. Violenza che si prefigge l’uso strumentale dell’altro prefiggendosi di non apparire come tale, anzi eventualmente il contrario. Possiamo identificare in questa violenza la caratteristica tipica della violenza al femminile? Vogliamo cominciare da questo episodio a guardar dentro l'universo tutto da studiare e da portare alla luce della violenza femminile? A chiedere ai maschi se si sentono o no aggrediti nel profondo da questa violenza?
Se è la guerra contro i maschi che si intende promuovere, ogni passo in questa direzione si rivolgerà contro i folli che la promuovono come già accade per l’autrice, per i produttori e chi si compiace di questo infame show: il loro umorismo che fa morire letteralmente la dignità di tutti, maschi e femmine, contribuisce involontariamente a far aprire gli occhi ai maschi sul tipo di violenza occulta che subiscono quotidianamente e da sempre.
Cesare
[12 settembre 2005]