Sedere di primavera

L’ufficio dove lavoro dà su un grazioso giardinetto interno su cui si affacciano altri uffici frequentati da belle ragazze.

Stamattina, una sdegnosa bionda in morbidi pantaloni di maglia, attillati, neri, china sul bagagliaio di una jeep Pajero, mostra, in trasparenza, al sole primaverile, su due lunghe gambe, un magnifico culo, libertino e libertario, in cerca di dialogo all’insaputa della sua emancipata quanto severa padrona. Le sue chiappe, straordinarie, sembrano ribellarsi forzate come sono in una micidiale mutandina, che, dopo aver insidiato e contenuto a malapena un bel sesso, evidenziato con rigore cartografico, si infila nel solco dei glutei per poi rispuntare sopra di essi con pieghe tirate in su, a raggera, da uno stretto e spesso cordone-girovita. Arrivo in avvicinamento dal cancello di ingresso piantandole immediatamente in culo lo sguardo dei miei occhi, collimati e a fuoco sull’obiettivo, con ricerca e inquadramento automatico del bersaglio. Inutile ogni diversivo della bella per sottrarre il suo sedere inquieto al surriscaldamento elettronico che l’illuminazione radar/visiva determina nel target. Arrivato a due metri senza che a lei sia ancora riuscito, forse per arretratezza tecnologica, il disingaggio del culo dalla mia linea di tiro, fa l’incazzata. All’ultimo momento disinserisco i sistemi d’arma e la saluto distintamente. In risposta un buongiorno da una parte molto sostenuto ma dall’altra anche un po’ arrochito, mi sembra di intuire, per l’emozione. Ah libertà che è sì cara a chi per lei vita rifiuta!

Giacomo