«Sono padre adottivo di un ragazzo di 16 anni e di una ragazza di 22. Il
maschio, fin da piccolo, ha mostrato curiosità circa le sue origini. Anche
più tardi, durante l’adolescenza, ha più volte chiesto di conoscere i
genitori biologici. Per entrambi i miei figli il dolore per essere stati
abbandonati è emerso in più occasioni, insieme al desiderio di incontrare
l’uomo e la donna che li hanno generati. Perché queste richieste? Come
rispondere?»
Marco, Brescia
Caro amico, il bisogno di conoscere chi è all’origine della propria vita è
molto profondo. Non si tratta di una curiosità costruita dalla cultura
dominante, come si dice oggi sbrigativamente di molte questioni che
riguardano la vita familiare. È anche per questa ragione che il governo
inglese – tenendo conto dei limiti della precedente legge sulla
fecondazione eterologa che lasciava anonima l’identità del donatore – ha
introdotto delle modifiche per consentire ai figli che ne fanno richiesta
di risalire a chi li ha concepiti. La commissione inglese di bioetica, cui
il governo ha dovuto sottoporre la nuova legge, ha espresso la sua
approvazione stabilendo che: «Nessuno, neppure lo Stato, può sottrarre
all’individuo il diritto di conoscere il nome del proprio padre». In
questo recente dibattito si è parlato del padre, trattandosi di
fecondazione eterologa, ma naturalmente la questione riguarda, come lei ha
sperimentato, anche la madre.
I genitori biologici sono figure dell’origine, rappresentative delle prime
radici dell’individuo. Quindi l’interesse psicologico verso di loro è, a
livello profondo, sempre presente. Il padre, rappresenta la prima origine,
colui che ha messo in moto il processo da cui è iniziata la vita
dell’individuo: a lui è simbolicamente legato l’aspetto dinamico, il
movimento della vita. La madre rappresenta l’accoglimento originario, fin
dall’esperienza prenatale, che rimane presente nella psiche individuale
come humus primario delle esperienze emotive e affettive. Questi aspetti
profondi della psiche umana, di cui anche il dibattito sugli interventi
tecnologici della fecondazione farebbero meglio a tenere conto, emergono
anche nell’esperienza dell’adozione. I genitori adottivi sono i nuovi
volti delle figure genitoriali. I bisogni affettivi – oltre che
esistenziali – cui essi assolvono sono immensi, anche perché devono con il
loro amore riparare quel dolore per essere stati abbandonati sempre
presente, anche se in forme diverse, nelle storie di questi bambini. Più
l’esperienza riesce, più il rapporto dei figli con i genitori – anche
quelli originari – viene risanato, gettando così le basi perché anch’essi
diventino figure umane accolte. Tutto ciò può avvenire sul piano
interiore, affettivo-simbolico, o coinvolgere anche curiosità e ricerche
sui genitori biologici. Che non vanno ostacolate, per non trasformare in
fantasmi quelli che sono aspetti costitutivi dell’identità.
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