Guido Venturini: “è l’albero che ha scelto me”

Intervista dei Maschi Selvatici all’artista della mostra “L’asse del mondo” (Faenza, 1-18 settembre 2017) 

Maschi Selvatici: Noi maschi selvatici siamo molto interessati alla relazione con la natura. Che cosa ti ha portato a raffigurarla nelle tue opere, che cosa cerchi e trovi nella natura?

Guido Venturini: Nella natura si ritrova se stessi. Noi siamo natura. Gli stessi segni che la mano traccia sulla tela sono segni naturali, ben diversi da quelli meccanici del computer o di altre macchine. Sono segni che hanno un rapporto con il corpo, con il respiro. Riflettono lo stato di forma dell’artista, e anche, inesorabilmente, la vicinanza alla natura dell’artista nel momento in cui lavora. È stato particolarmente lungo il percorso che mi ha portato dal lavoro precedente sul Cristo a questi alberi, mi sono avvicinato ai paesaggi, andando a disegnare tra le montagne o in altri luoghi naturali, per poi arrivare alla semplicità dell’albero, così vicina in fondo al legno della croce, l’albero della vita.

M.S.: Perché hai scelto proprio gli alberi come motivo della tua ispirazione?

G.V.: Forse è l’albero che ha scelto me. Forse le mie mani avevano digerito altri alberi e forme naturali, ed hanno cominciato da sole a dar vita a rami e foglie, tronchi e terra. Senza che io potessi opporre altre forme altrettanto plausibili, altrettanto naturalmente nascenti da un mio fare non troppo mediato dal pensiero. Come una danza improvvisata. Mi sono trovato tra gli alberi. E ancora ci sono in mezzo.

M.S.: Tu hai rappresentato in passato soggetti sacri, ad esempio il Cristo crocefisso (nel tuo trittico “Oggi sarai con me in paradiso” ospitato anche presso il Museo Diocesano di Milano). Soggetti piuttosto insoliti, coraggiosi, in un’epoca che fa volentieri a meno della relazione con il trascendente. Credi che anche la relazione, e quindi l’osservazione, della natura possa permetterci di ri-stabilire un dialogo con questa dimensione di cui l’uomo ha tanto bisogno?

G.V.: Assolutamente sì. La natura trasuda il sacro. Immergersi nella natura ci mette in contatto con la trascendenza. È un miracolo continuo. È fondamentale tornare spesso, anche per poco, in luoghi naturali, bilanciamento necessario al mondo prevedibile fabbricato dall’uomo.

M.S.: Se tu fossi accanto a una persona che osserva le tue opere, quali consigli “di sguardo” le daresti? Che cosa e come dobbiamo guardare, che cosa possiamo cercare nelle tue opere?

G.V.: Consiglierei forse di guardare la luce, che si può vedere solo grazie all’oscurità. Non saprei cos’altro dire. Non credo all’arte che bisogna “capire”. Nella pittura è tutto molto “superficiale”. Quello che si vede, c’è. Trapela all’anima, come fanno le immagini, i miti, gli archetipi, e le fiabe. Spiegarle è un peccato. Entrano e lavorano sotto pelle, anche sotto il linguaggio.

M.S.: Hai già nuovi progetti? In quale direzioni si sta muovendo ora la tua ricerca?

G.V.: Mi sembra che questi alberi siano in fondo appena nati e mi piacerebbe stare un po’ con loro: poi non so. Picasso diceva: io non cerco: trovo. Mi sembra una bella definizione del lavoro dell’artista e della sua libera ricerca.

 

Guido Venturini

Artista, architetto e designer di fama mondiale. Vive e lavora tra Alfonsine e Milano. Si laurea in architettura a Firenze spostandosi poi a Milano dove si perfeziona alla Scuola degli Artefici, Scuola Libera del Nudo e Accademia di Brera. È tra i fondatori del Bolidismo.Come designer ha creato i maggiori best-sellers di Alessi. È stato professore alla Facoltà di architettura di Firenze, alla Domus Academy e all'Accademia di Brera. È rappresentato dalla galleria SALAMON&C di Milano. Contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. +39 3482293511

Intervista a cura di Ivano