TUTTO QUELLO CHE VUOI È UN PADRE (recensione di Guido Venturini)

È appena uscito nelle sale il nuovo film di Francesco Bruni, Tutto quello che vuoi, come il precedente e bellissimo Scialla imperniato sul rapporto padre-figlio. Non a caso, il regista dedica il film a suo padre nei titoli di testa…

Tra alcuni ventenni sbandati che stanno entrando nel mondo della delinquenza, Alessandro (bravissimo Andrea Carpenzano alla prima esperienza come attore) viene praticamente costretto dal padre, con cui è ai ferri corti, a accettare un piccolo lavoro. Si tratta di assistere e fare compagnia ad un anziano letterato e poeta colpito da Alzhaimer (l’ottantenne Giuliano Montaldo, regista e attore).

Dai primi contatti, a una distanza abissale, i due si avvicinano sempre più, tra giochi maschili un po’ scorretti, mal visti dalla attuale governante dell’anziano che ha scelto il giovane come badante. Il rapporto si colora affettivamente, coinvolgendo anche tutta la banda del giovane nella ricerca di un tesoro legato alle origini del vecchio e che li condurrà in fondo a un lago dove il giovane potrà recuperare le scarpe regalate dai soldati americani al poeta allora bambino, orfano durante la guerra.

Alla morte improvvisa del poeta il giovane indosserà le sue scarpe per l’ultimo viaggio e potrà finalmente, con le istruzioni del poeta, incontrare l’amore.

Da questa esperienza Alessandro ritrova l’affetto per il suo vero padre con cui accetterà di condividere il lavoro, e tutta la banda di giovani rinascerà, abbandonando la strada del facile successo per un impegno più profondo in direzione della scoperta e formazione di se stessi.

Un piccolo mondo guarito dall’incontro con il padre, una terra desolata risanata.